Università svelata: la democrazia inciampa sulla Palestina

Riportiamo di seguito il comunicato del collettivo Trame della Scuona Normale Superiore sul senato accademico tenutosi il 15 luglio.

La mattina del 15 luglio si è svolta la seduta straordinaria del Senato accademico della Scuola Normale che avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta di boicottaggio di istituzioni e aziende israeliane.

La mozione presentata al Senato era il frutto dal lavoro svolto negli ultimi mesi da allieve, dottorande, ricercatrici e docenti della classe di scienze politiche della Scuola che era arrivata a deliberare come consiglio il testo proposto. La discussione al Senato della mozione era stata programmata in una seduta appositamente creata per “darle il giusto spazio”.

Oggi si è tenuto questo senato, che si è spaccato sulla possibilità di boicottare. Una spaccatura che rischiava per un voto di farlo passare. Cosa fare per capovolgere la situazione? RIMANDARE.
La scelta del direttore è stata quella allora di NON votare, ponendo addirittura la sua fiducia sull’esito della discussione, scegliendo poi di costituire una commissione ad hoc per scrivere una nuova mozione e rimandare la votazione al prossimo senato, quando i numeri sarebbero tornati meglio in favore della sua posizione.

Le motivazioni date per questa scelta non reggono: Il senato era stato chiamato in modo straordinario per deliberare SOLO su questo punto. C’era tutto il tempo per discutere qualunque modifica. L’unica vera motivazione è una sola: il senato si stava per esprimere in favore del boicottaggio accademico, e questo non si poteva rischiare, avrebbe creato un precedente troppo grande. Questo dimostra ancora una volta come il boicottaggio tocchi i nervi scoperti della nostra accademia: pur di non farlo passare si impegnano a trovare mille stratagemmi.

Questo però a noi fa soltanto venire più forza e determinazione nel richiederlo, inventandoci mille e uno mobilitazioni più di loro.
Il boicottaggio accademico è l’unico strumento di solidarietà effettivo, in cui si chiede alle nostre università di schierarsi veramente da una parte. Affermare oggi vaga solidarietà a una popolazione che da due anni sta subendo un genocidio e da più di 70 anni una colonizzazione violenta è soltanto falsa ipocrisia.
Chi sta oggi con il popolo palestinese è a favore del boicottaggio, che mette in discussione la legittimità di istituzioni come le università israeliane che sono coinvolte a pieno titolo nel sistema coloniale e genocidario di Israele.

Come titola il libro di Omar El Akkad “Un giorno, tutti saranno sempre stati contrari a tutto questo”. Oggi però, nella discussione, alcune persone hanno scelto la strada dell’ignavia, hanno scelto di stare dalla parte di chi ancora vuole poter collaborare con il genocidio. Queste persone, tra cui il nostro direttore, oggi erano però la minoranza.
Quello che è successo a questo senato mostra la vera faccia della democrazia accademica: una democrazia in cui il direttore deve sempre avere l’ultima parola, e in cui non conta il parere della maggior parte delle persone che la vivono. Due settimane fa, l’assemblea generale delle allieve si era riunita per discutere della mozione, approvandola con una maggioranza schiacciante, di più del 90%. Eppure, si passa sopra al volere di centinaia di persone: se non è d’accordo la governance e il corpo docente, non dovrà passare.

Tutto questo però non ci scoraggia e non ci scoraggerà mai! Perché siamo dalla parte giusta della storia! Siamo per una università democratica! Siamo per la Palestina Libera!

Il 22 LUGLIO il Senato accademico tornerà ad esprimersi sulla nuova mozione scritta dalla commissione. Organizziamoci giovedì 17 alle ore 21:00 su cosa fare per quell’occasione!