Oltre il bullismo. Riflessioni su Violenza, Social Media e giovani

La scorsa settimana ha destato scalpore e indignazione pubblica l’episodio avvenuto nella provincia di Pisa di umiliazione e violenza esercitata mezzo Instagram da una ragazza nei confronti di un giovane di origine senegalese. Questo ragazzo è sordo dalla nascita e usa un impianto cocleare che gli consente di ascoltare e parlare. Quest’ultimo è stato spinto e obbligato a spogliarsi, senza alcun consenso e reciprocità di fronte ad un pubblico di follower. La ragazza in questione ha approfittato della sua fragilità e vulnerabilità per aumentare i suoi contatti e le sue visualizzazioni nelle Direct. Per l’umiliazione, il giovane, è scappato di casa tentando il suicidio.

Da questo gravissimo episodio, riportiamo alcune considerazioni e riflessioni scritte dal collettivo autonomo degli studenti e delle studentesse di Pisa.

“Durante una diretta Instagram una ragazza si è presa gioco ed ha umiliato un ragazzo che non ha potuto difendersi. Condannabile? Sì. Giustificabile? No, Insolito? Neanche. La vicenda accaduta negli scorsi giorni, infatti, è per l’ennesima volta il sintomo di un problema e di una violenza sistematica che si ripresenta tutti i giorni ma che salta all’occhio solo quando avviene nella sua forma più estrema, quando lascia segni indelebili. La cosa più semplice è ridurre tutto ad un atto di bullismo che, per quanto riprovevole, è dettato dalla sola cattiveria dei singoli; la cosa più semplice è provare odio per questi singoli, scaricare la nostra rabbia su di essi pensando così che giustizia sia stata fatta. È la cosa più semplice ma non quella che risolve il problema alla radice : non conosciamo le motivazioni che hanno spinto la ragazza a fare ciò che ha fatto ma siamo sicuri di non riuscire a dedurle? Nella nostra società la vita non è altro che una scalata sociale dettata non soltanto dal denaro che si possiede ma anche dalla popolarità; si è popolari se le cose che si possiede sono costose, se si è i più bravi in qualcosa, i più belli ma anche se si è i più ridicoli, i più stronzi… Non esistono più personaggi positivi e personaggi negativi ma solo personaggi che invidiamo quando riteniamo superiori a noi o disprezziamo quando li riteniamo inferiori. I social network non sono altro che lo specchio di questo meccanismo e la notorietà si acquisisce attraverso i like, i followers, i commenti ecc non conta come si acquisiscano: in questa vetrina per emergere si è disposti a tutto. La violenza vende ed è quotidianamente strumentalizzata per fare successo altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo più di 50 ragazz* hanno seguito quella diretta senza impedire che accadesse quello che è successo (ad eccezione di un paio che hanno avvertito i genitori del ragazzo). La violenza vende e genera altra violenza, considerate le migliaia di persone che nei giorni successivi all’accaduto hanno fatto a gara tra chi fosse il più crudele nell’offendere la responsabile, nonostante fossero consapevoli che questo non solo non avrebbe cambiato le cose ma l’avrebbe resa anche più famosa. Chi si erge paladino della giustizia minacciando con aggressioni fisiche e soluzioni violente non fa che alimentare il sistema che da potere a chi si comporta così. Se continuiamo a credere che il bullismo, la violenza di genere, il razzismo e tutte le altre forme di prevaricazione del forte sul più debole siano fatti isolati, episodi del genere non smetteranno mai di verificarsi.
Per interrompere questo meccanismo è necessario invertire la rotta, non andiamo dietro alla legge del taglione, occhio per occhio dente per dente, inutile, sterile e poco costruttiva, ma focalizziamoci sui bisogni e i sentimenti veri, che spesso dimentichiamo davanti allo schermo. Invece che continuare a dar contro alle ragazze, alle carnefici, ascoltiamo chi ha subito i loro abusi, diamo forza e sostegno alle vittime, facciamo che non “scompaiano”. Isoliamo chi agisce nel torto, non diamogli ancora più potere considerandoli, facciamoci sentire vicini, aiutiamo invece chi è stato schiacciato da questo gesto. Smettiamo di inseguire le solite dinamiche e immedesimiamoci nelle persone, quelle vere che in questo momento come non mai hanno bisogno di sostegno e forza per andare avanti, soprattutto dopo aver subito un gesto del genere sulla propria pelle.”

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