Mercoledì 15 marzo alle ore 15.30 si svolgerà una piazza di lotta sotto il comune di Pisa.
Sant’ermete è il simbolo della crisi dell’edilizia residenziale pubblica ma anche della sua rinascita. I cittadini e le cittadine da mesi hanno iniziato a sistemare gli alloggi disabitati associandosi in cooperativa di comunità. Il progetto di auto-recupero è la risposta allo spopolamento, all’emergenza sfratti, alla mancanza di risorse contro la violenza domestica.
Mercoledì le Istituzioni dovranno dare delle risposte alle istanze della comunità e in contemporanea la piazza presenterà a tutta la città di Pisa le proposte e i lavori svolti, gli obiettivi e i volti di chi si sta impegnano a riqualificare decine di alloggi popolari dismessi.
Cosa è successo a Sant’Ermete. Negli ultimi dieci anni il quartiere di case popolari di Sant’Ermete, costruito nel 1946 con le macerie del dopoguerra, doveva essere abbattuto e ricostruito interamente per dare finalmente abitazioni dignitose ai nuclei familiari che vivono e che aspettano le case popolari. Un progetto faraonico da 18 milioni di euro finanziato da Stato, Regione, Comune e Apes. Questo lavoro di “rigenerazione urbana” oggi invece è fallito, e il quartiere a lato della via Emilia si presenta come una zona bombardata.
Strade distrutte, un cantiere di 33 alloggi lasciato a metà, cento abitazioni in 6 blocchi sono pericolanti e chiuse maldestramente con catenacci e murate con mattoni. Gli unici 39 alloggi completati un anno fa presentano tantissimi problemi per i condomini. Dall’altro lato della piazza invece ci sono 7 blocchi di alloggi popolari in parte abitate e in parte sfitti, circa 50 alloggi sono vuoti.
In questi anni la popolazione del quartiere ha protestato per far andare avanti i lavori di riqualificazione e per ottenere manutenzioni e servizi. Ma il progetto progetto originario è fallito, a causa di finanziamenti non ricevuti e a causa dall’assenza di cura e controllo delle Istituzioni e di Apes sui lavori eseguiti da aziende in appalto al massimo ribasso. Adesso in Tribunale c’è un contenzioso che rischia di far pagare ad APES più di 4 milioni di euro di soldi pubblici alla ditta a cui è stato tolto l’appalto un anno fa.
C’è fame di abitazioni in città, perchè Pisa è diventata la Capitale italiana degli sfratti a causa delle speculazioni e dell’avidità dei grandi proprietari, che preferiscono lasciare migliaia di case vuote o affittarle a turisti e approfittarsene di studenti e famiglie con affitti da capogiro.
Il progetto cooperativa di comunità. Da dicembre nel quartiere di Sant’Ermete è iniziato il progetto di autorecupero degli stabili abbandonati dal Comune e da Apes. 35 alloggi vuoti che non saranno più demoliti e che hanno bisogno di essere vissuti da tuttə coloro che hanno diritto ad una casa.
Questo progetto di auto-recupero è fatto dal lavoro, dall’impegno e dalla partecipazione di tante realtà e persone. Sistemiamo le case affinchè si trovi pace e giustizia abitativa per:
- chi vive in una camera d’albergo dopo essere stato sfrattato;
- chi si ritrova con l’ufficiale giudiziario alla porta;
- chi vuole uscire da situazioni di violenza domestica e combattere la discriminazione di genere del mercato immobiliare;
- chi è in sovraffollamento, ospite da parenti.
Si è formata una cooperativa di comunità e l’obiettivo della manifestazione è far sapere a tutta la città che l’unica soluzione per riprendersi il diritto alla casa è unirsi e non accettare di rimanere parcheggiato in graduatorie che non scorrono.
Lə abitanti del quartiere si sono unitə a centinaia di persone che a Pisa vivono l’ingiustizia abitativa. A coloro che sono sotto sfratto perchè non possono più pagare affitti libero mercato. Alle donne che combattono contro la violenza domestica. Ai giovani e agli studenti che pretendo alloggi sociali e non di essere spennati dalle agenzie immobiliari e da padroni di casa.
Sistemando alloggi disabitati da anni si costruisce un futuro di giustizia per molte persone in preda all’ansia e alla paura di vivere senza una casa sicura. Comune, Apes, Regione Toscana devono prendere atto del progetto di cooperativa di comunità e riconoscerlo immediatamente.