Riportiamo di seguito il comunicato di Non Una di Meno Pisa in conclusione della due giorni Costruire reti contro la guerra tenutasi ai Tre Pini il 5 e 6 luglio.
La lotta transfemminista è contro la guerra e la violenza che porta sulle vite, sui corpi e sui territori sacrificabili.
In questi due giorni al Presidio di Pace “Tre Pini” a San Piero a Grado, abbiamo costruito uno spazio per mobilitarci per bloccare gli ingranaggi della guerra e del patriarcato ed è da qui che vogliamo partire.
Se la guerra ci viene imposta come il centro nevralgico delle nostre vite, non possiamo che mettere al centro delle nostre lotte il boicottaggio verso la guerra e verso chi la guerra la produce e la esporta. Questo è stato il punto fermo della due giorni transfemminista, consapevoli che sarà faticoso, ma che non possiamo che farlo: bloccare, scioperare, disertare, in ogni modo che immaginiamo. Così è stato anche nella due giorni, durante il momento di attivazione sul territorio che ha visto la forza di soggettività che mettono al centro i propri corpi contro la guerra, con rabbia, con le voci di ognun* , con creatività, con la specificità di ogni portato di vita, specificità che uniscono e rafforzano.
Da questa due giorni usciamo arricchitə di idee, riflessioni e possibili pratiche comuni, che partono dai contesti che viviamo, dalle oppressioni che viviamo, da ciò che vediamo che succede a chilometri di distanza da noi. Perché quello che ogni giorno viviamo deve essere spinta propulsiva che genera possibilità di lotte, blocchi, diserzioni, scioperi.
L’8 marzo ha insegnato a tutto il mondo come lo sciopero possa essere uno strumento di ribellione per tuttə, uscendo dai perimetri che tradizionalmente lo avevano immaginato. Oggi dobbiamo chiederci come può continuare a trasformarsi, in una diserzione che miri ad abbattere guerra e patriarcato.
Sta a noi portare il nostro portato transfemminista in ogni lotta contro la guerra e immaginare altre forme, uscendo dai limiti che ci vengono imposti nell’impossibilità di attivarsi. Sappiamo sempre di più quanto sia forte la resistenza quando ci attiviamo e lottiamo contro la guerra, quando siamo agenti dirette della lotta contro la guerra. Abbiamo tutto di fronte da costruire, perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo e anche la guerra.