Assemblea d’Ateneo e occupazione dell’Università per una de-scalation

Si è conclusa ieri la due giorni di lotta, discussione, socialità e mobilitazione in Università del Movimento No Base, che ha visto una partecipata assemblea d’ateneo, l’occupazione del Polo Carmignani per la notte e un presidio al Rettorato nel giorno successivo. La mobilitazione studentesca ha prodotto il risultato di impegnare l’Università all’apertura di un tavolo per discutere dell’assegnazione della località “Tre Pini”, di sua proprietà e adiacente al CISAM, allə studentə contrariə alla base militare e di fornire quanto prima una presa di posizione rispetto a questo progetto.

Di seguito il comunicato conclusivo dell’assemblea d’ateneo, con le ragioni e rivendicazioni dellə studentə:

Per la de-escalation dell’Università 

In questo documento riportiamo le ragioni, le criticità e le rivendicazioni espresse nell’assemblea d’Ateneo studentesca e nell’occupazione del Polo Carmignani del 12.10.23.

Da più di un anno e mezzo, il territorio pisano è minacciato dalla costruzione di una nuova base militare per l’addestramento delle Forze Speciali dei Carabinieri Paracadutisti Tuscania e del Gruppo Intervento Speciale (GIS). Questa base – inizialmente prevista sul territorio di Coltano per un costo complessivo di 190 milioni di euro – dopo un anno di silenzio da parte di tutti gli attori istituzionali, è stata approvata questo settembre con il progetto definitivo, che la vedrebbe sorgere a San Piero a Grado, Pontedera e Coltano. 

Nonostante le scarse informazioni che le istituzioni forniscono ai cittadini e alle cittadine, la maggior parte della nuova infrastruttura è prevista nell’area dell’ex CISAM, all’interno del Parco Naturale di San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli. Questo progetto si inserisce all’interno di un HUB militare strategico per il nostro Paese, composto da decine di strutture tra cui Camp Darby (la più grande base USA fuori dal territorio statunitense), l’Aeroporto militare di Pisa, l’Accademia Navale di Livorno, diverse caserme della Folgore, lo stesso CISAM della Marina Militare.

La popolazione della nostra città e della provincia ha più volte espresso ostilità a questo progetto e alle sue possibili implicazioni sulla salute ambientale e umana, sull’impatto ecologico, sulla spesa economica che dovrebbe sostenerlo e sulla totale mancanza di democrazia e trasparenza nella decisionalità che lo riguarda. Queste sono soltanto alcune esigenze di fondo che ci hanno spinto a prendere parola in Università e occupare il Polo Carmignani per dare a tutta la città un segnale di indisponibilità ad accettare che un territorio già saturo e inquinato sia ulteriormente sacrificato agli interessi della militarizzazione e della guerra. 

Questo si inserisce in un contesto di sempre maggiore militarizzazione non solo dei territori, ma della società tutta e di escalation bellica globale. Un’escalation che ha conseguenze rovinose in tutti gli ambiti della vita della popolazione.

Lo vediamo nella proliferazione delle iniziative militari nelle scuole e delle partnership di ricerca delle Università con le aziende belliche, così come nel dirottamento massiccio dei fondi pubblici come il PNRR verso investimenti per il riarmo. Allo stesso modo il controllo e l’investimento sulle fonti energetiche, soprattutto fossili, rappresenta un ulteriore fattore di devastazione dei territori e di destabilizzazione militare delle società di decine di Paesi non europei in cui l’estrazione si concretizza.

Anche negli ultimi giorni vediamo come questa escalation si verifichi ad ogni latitudine con la complicità anche del nostro Paese: ne sono un esempio la Siria del Nord-Est – dove i bombardamenti quotidiani del governo Turco contro la popolazione civile sono completamente silenziati dalla narrazione mediatica internazionale – e la Palestina, in cui vengono consapevolmente rimosse e oscurate, anche da parte della comunicazione pubblica del nostro Ateneo, le responsabilità della storica oppressione militare e coloniale condotta dallo Stato di Israele nel processo di escalation bellica in corso.

Perché l’Università di Pisa è implicata in tutto questo e deve rovesciare la propria tendenza?

  • L’Università è coinvolta nella promozione della cultura della guerra, attraverso le partnership e convenzioni con le aziende e apparati bellici. È necessario che l’Università si prenda la responsabilità non solo di desecretare le informazioni inerenti a questi accordi rendendole pubbliche alla comunità accademica tutta, ma anche di cancellare quelli esistenti e andare nella direzione di non siglarne di ulteriori. Nonostante gli impegni di de-escalation presi dall’Ateneo e la divulgazione di alcuni accordi, ne abbiamo visto siglati di nuovi negli ultimi mesi, con la NATO, con Eni e con altre aziende connesse agli apparati bellici. Riteniamo inoltre grave la presa di posizione dell’Università rispetto all’escalation di guerra in Palestina, che non tiene in conto le responsabilità dello Stato d’Israele verso la popolazione palestinese. Crediamo invece che il posizionamento assunto dall’Università sia in linea con una narrazione che contribuisce all’escalation militare in corso, omettendo le radici di tale conflitto. 
  • L’Università è un’istituzione di massimo rilievo per la città di Pisa, essendone il fulcro culturale, sociale ed economico. Il valore, le ricchezze e le stesse infrastrutture dell’Ateneo influiscono profondamente sugli equilibri del territorio. Al suo interno, la componente studentesca deve avere protagonismo nelle decisioni sulla città ed il territorio. La decisione dell’Università di non accordare la sospensione della didattica rispetto all’Assemblea d’Ateneo svoltasi il 12 ottobre 2023 al Polo Carmignani, segnala che i temi legati alla base militare e alla guerra non sono ritenuti nell’importanza che meritano, per l’urgenza della fase storica che stiamo vivendo e per le conseguenze che potrebbero avere su tutta la cittadinanza. L’assemblea ha espresso invece l’esigenza di valorizzare i saperi prodotti all’interno dell’Università nel contrasto alla militarizzazione e alla guerra e in generale in un’ottica di trasformazione ed incisività sul territorio in cui si vive.
  • L’Università è proprietaria di terreni interni e limitrofi al parco di San Rossore Migliarino Massaciuccoli, adiacenti all’area in cui è prevista la parte più consistente della nuova base militare per i reparti delle forze speciali dei carabinieri GIS e 1° Reggimento paracadutisti Tuscania. Una delle responsabilità centrali che deve avere l’Ateneo è quella di tutelare queste aree, preziose dal punto di vista naturalistico e scientifico (si veda il Centro Avanzi), dalla costruzione di un’infrastruttura con pesanti conseguenze ambientali e sulla salute, che potrebbe rendere queste zone del territorio inaccessibili alla maggior parte delle persone. Inoltre, di fronte ad un contesto socioeconomico di grave crisi e peggioramento delle condizioni di vita delle studentesse e degli studenti, è importante riconoscere e contrastare lo spreco di denaro pubblico in questa ennesima opera militare.

Alla luce di questo, è necessaria la costruzione di una cultura di pace e di cura del territorio e delle persone, che si sviluppi all’interno dell’Università, in primis dalle studentesse e dagli studenti e che sia dotata di strumenti concreti per contrastare le manifestazioni effettive dell’escalation bellica, a partire dalla costruzione della nuova base militare per le Forze Speciali dell’Esercito. È necessario, inoltre, che l’Università mandi un segnale chiaro alla società, dimostrando di non essere disponibile a legittimare la militarizzazione della nostra città e i conseguenti danni alla popolazione. I saperi prodotti all’interno dell’Università possono e devono farsi promotori di una trasformazione dell’esistente. Per questo alla luce di quanto discusso in assemblea d’Ateneo, si richiede all’Università quanto segue:

  • Una presa di posizione pubblica rispetto al progetto di costruzione della nuova base militare come volontà di impegno concreto per la de-escalation e la pace sul territorio pisano;
  • Sostanziare l’impegno di de-escalation che l’università ha più volte espresso, mettendo a disposizione degli studenti e delle studentesse i suoi spazi, per la costruzione di presidi di cultura di pace, formazione, discussione e relazione, che siano capaci di immaginare e praticare un’alternativa alla militarizzazione del territorio. Pertanto chiediamo che l’area di proprietà dell’Università in località “Tre Pini” – già attraversata nel corso dell’estate 2023 e riqualificata rispetto al suo stato di abbandono da parte di tanti cittadini e cittadine di Pisa – sia resa disponibile alle studentesse e agli studenti. Chiediamo dunque l’apertura di un percorso con l’Amministrazione per la concessione o assegnazione dello spazio come atto concreto di interesse e impegno per la pace.

Studenti e studentesse No Base 

12.10.23

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