Comunicati di solidarietà a Mala Servanen Jin

+++ IN AGGIORNAMENTO +++

Da Massa, solidarietà a #MalaServsenJin e La Limonaia Zona Rosa, vigliaccamente sgomberate perché colpevoli di lottare in difesa delle donne e dei loro diritti.

NEGLI ULTIMI GIORNI, DIETRO CASA VOSTRA
3 aprile “La Limonaia-Zona Rosa di Pisa, un luogo femminista aperto a tutti e tutte, dove avrebbero dovuto aprire uno sportello medico e uno legale, uno spazio attraversabile e attraversato, antisessista e inclusivo è stato sgomberato dopo neanche 15 giorni di attività.

25 maggio, sempre a Pisa viene sgomberata violentemente la “Mala Servanen Jin”, casa delle donne che combattono, occupata l’8 marzo per ospitare donne sole in emergenza abitativa, per poter ridefinire le loro vite, difendere e riconquistare dignità.

Qui a Massa la casa della donna è chiusa da anni e pochi giorni fa è scoppiata la polemica attorno al fatto che il CAV avesse rifiutato un caso, che in realtà semplicemente non era di loro competenza.

Confusione, leggi punitive, mancanza di fondi e repressione, di fronte a questi fatti che svelano l’ipocrisia delle campagne istituzionali contro la violenza di genere rispondiamo:
LE VOSTRE MANGANELLATE NON FERMERANNO LA NOSTRA MAREA!

Casa Rossa Occupata 

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Questo comunicato nasce dalla volontà di riportare la nostra testimonianza, ora più che mai necessaria, di studentesse e residenti non coinvolte direttamente con la Mala Servanen Jin, sgomberata il 24 maggio con la forza. La struttura, abbandonata da quattro anni, è stata da allora punto di ritrovo per tossici e ladri di biciclette; in tutti questi anni siamo state spesso costrette a cambiare strada per tornare a casa e a sopportare, senza poter denunciare il fatto, un furto all’interno dei nostri stessi appartamenti. Dall’otto marzo, da quando le donne della Mala Servanen Jin hanno cominciato i lavori di bonifica della struttura, non abbiamo potuto non notare un miglioramento in tutta la zona residenziale; il loro impegno ha avuto degli effetti positivi non solo sul versante etico e civile, obiettivo da loro prefissato, ma ha reso più vivibile la via che, si ricordi, è frequentata da studenti minorenni il cui istituto si trova accanto allo spazio.
Non è nostra intenzione pronunciarci sulle scene spiacevoli accadute mercoledì mattina, sebbene la violenza, soprattutto in questi termini, sia sempre da condannare; vogliamo piuttosto far notare che la chiusura dello spazio e di conseguenza la stroncatura di un progetto nato per tutelare i cittadini e le cittadine vanifichi un impegno che non merita assolutamente di finire nel dimenticatoio.
Studentesse e studenti della casa dello studente Don Bosco
Vanessa Conti, Nora, Mariangela Cipolla, Michael Simoncini, Marta Furia, Maria Angela Clemente, Bianca Dellaria, Anna Martinese, Melissa Digrande, Alessia Aprile, Arianna Valente, Francesco Clemente, Antonio Rocco Basilone, Maria Scarfone, Denisa Elena Soldan, Manuela Betti, Francesca Scura, Alejandra Vega, Cristina Napolitano, Gioria Modica, Valerio Nicastro, Serena Zigante, Francesco Sardaro, Filomena Anania, Martina Costa Cesari, Mariachiara Panetta, Arturo Bortone, Danila Lutri, Mayra Caserta, Lole Pozzati, Francesca Pasquetti, Antonio Mura, Daniele Sarta, Stefano Natali, Giulia Riffaldi, Giorgia Modica
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L’Unione Inquilini di Pisa solidarizza a pieno con le donne sgomberate con la violenza dalla “Casa delle donne che combattono” di via Garibaldi. Lo spazio, che era inutilizzato da anni, era stato occupato al fine di adibirlo all’emergenza abitativa di alcune donne con problemi di lavoro e di casa che avevano ritrovato in quel luogo un pò di pace e solidarietà. Si erano rimboccate le maniche ed avevano lavorato duro per ripulire l’immobile dal degrado e dalla sporcizia ed insieme portavano avanti il progetto di coabitazione. Molti sono gli immobili pubblici
 sfitti in città che rimangono inutilizzati per decenni senza che l’amministrazione faccia qualcosa e questo era proprio uno di quelli!
Non è possibile che in una situazione critica come questa l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine si concentrino esclusivamente alla legalità senza tenere di conto dell’emergenza abitativa e sociale nella quale la nostra città vive quotidianamente!
 Ora basta, la casa è un diritto di tutti e la proprietà pubblica deve essere resa usufruibile a tutti!
Per questo motivo l’UNIONE INQUILINI PISA solidarizza con le compagne della CASA DELLE DONNE CHE COMBATTONO chiedendo un incontro a chi si è fatto promotore dello sgombero, per comprendere i motivi di questa ingiustificabile chiusura ad ogni riappropriazione degli spazi pubblici inutilizzati da anni.

Unione Inquilini Pisa


L’Associazione La Rossa di Lari esprime tutta la sua solidarietà alle donne della Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono, e da’ il pieno appoggio alla loro battaglia per poter rientrare subito nell’immobile da cui sono state sgomberate, cosi da poter continuare la loro attività sociale di assistenza alle donne in difficoltà.
Ci uniamo alle tante voci della società civile nella critica al comportamento dell’amministrazione comunale di Pisa, che preferisce lasciare spazi e immobili all’abbandono e al degrado piuttosto che destinarli a usi sociali e pubblici, e che preferisce l’uso della forza al dialogo.
Critica estesa anche alle forze dell’ordine che hanno agito con insulti e violenze totalmente gratuiti e ai giornali e ai media che stanno facendo passare tutte queste vicende sotto silenzio, compreso il fatto che il consiglio comunale non abbia ritenuto necessario rispondere alla richiesta di spiegazioni dei tanti cittadini presenti alle assemblee pubbliche e non abbia nemmeno voluto discutere la mozione presentata a riguardo.
(Forza ragazze, la lotta continua)
Associazione La Rossa Lari


Come collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud esprimiamo la massima solidarieta’ alle compagne della Mala Servanen Jin, colpite dalla vigliacca violenza poliziesca che lo scorso 24 maggio ha sgomberato la Casa delle donne che combattono, nata l’8 marzo durante il partecipatissimo corteo organizzato da Non una di meno.
Donne coraggiose che hanno deciso di organizzarsi e combattere difendendo uno spazio da esse liberato e portato a nuova vita, uno spazio che versava in stato di abbandono e degrado ma che grazie al loro impegno era divenuto un centro per le donne che vogliono aggregarsi, informarsi, fare cultura e organizzarsi in lotte importanti come quella contro l’emergenza abitativa.
Giú le mani delle nostre menti, dai nostri corpi e dai nostri spazi!

Il collettivo Antonin Artaud


Scendiamo in piazza per ribadire il diritto di decidere sulla gestione della nostra città.
Assistiamo tutti giorni a un’ amministrazione personalistica e interessata di tutti i luoghi in cui dovremmo poter esercitare liberamente i nostri più basilari diritti come il diritto all’abitare, alla socialità e allo sport.
Il 24 maggio uno di questi spazi è stato brutalmente sgomberato per non meglio chiarite questioni di ordine pubblico e senza una reale futura destinazione d’uso.
Questo spazio è – e parliamo volutamente al presente – la Mala Servanen Jin, casa delle donne che combattono, uno spazio che ha come scopo non solo di creare un ambiente sicuro e protetto per donne in difficoltà, ma anche
costituire un punto fermo dal quale ripartire e rivendicare diritti come libertà, partecipazione e potere decisionale.
Non solo siamo solidali con chi ha restituito alla città uno spazio che era luogo di spaccio, produzione e consumo di droga, ma ci sentiamo parte di un percorso comune che ha come obiettivo una gestione consapevole e attiva dei nostri quartieri.
Troviamo folle e ridicolo che la partecipazione e la gestione dal basso di spazi abbandonati venga condannata e punita con la violenza dagli stessi soggetti che dovrebbero farsene carico in quanto amministratori del bene pubblico, designati dagli stessi cittadini che si trovano a dover far fronte a tutte le loro mancanze.
Partecipare al corteo del 10 giugno significa rifiutare di essere spettatori passivi delle decisioni che ci riguardano, entrare nel merito delle nostre vite, a partire dagli spazi che viviamo quotidianamente e riappropriarsi di un ruolo attivo nelle decisioni della città senza subire passivamente le scelte di un’amministrazione che non tiene in considerazione le nostre necessità.
Periferia Polivalente Autogestita – La Fontina, Pisa


Caro Sindaco, apra le porte del Comune e ascolti
Lettera aperta al Sindaco Filippeschi sugli sgomberi della Limonaia e di via Garibaldi

In queste settimane abbiamo vissuto con grande sorpresa, amarezza e profonda preoccupazione gli sgomberi della Limonaia e dell’immobile di via Garibaldi. Quei luoghi, occupati pacificamente dopo la manifestazione dell’8 marzo da un gruppo di giovani donne, erano due spazi del patrimonio pubblico abbandonati da anni con grande danno per tutta la città. Grazie all’impegno di tante giovani donne e uomini erano tornati finalmente ad essere aperti e fruibili, luoghi di confronto, creatività e socialità per le donne della città e non solo.
La Limonaia e il suo giardino erano stati sistemati e restituiti agli abitanti del quartiere e ospitavano quotidianamente associazioni, gruppi di cittadine e cittadini interessati a lavorare su temi importanti: dalla sessualità alla contraccezione, dall’obiezione di coscienza all’interruzione di gravidanza. Questa esperienza è stata brutalmente interrotta il 3 maggio.
Anche lo stabile di via Garibaldi, da tempo in stato di abbandono e degrado, era stato ripulito – con grande soddisfazione di chi vi abita vicino – e trasformato in uno spazio pubblico e in un luogo di ospitalità per le donne che si trovassero in una situazione di disagio abitativo. Tuttavia anche questo edificio è stato sgomberato con grande dispiegamento di forza pubblica, blocco di via Garibaldi per ore e, quello che è più grave, in modo molto violento: cariche e manganelli, insulti sessisti, donne colpite e ferite, una è addirittura finita al pronto soccorso. Il tutto in orario scolastico e nelle vicinanze dell’Istituto Alberghiero, dove gli studenti e le studentesse hanno visto persone in divisa, che dovrebbero garantire la sicurezza, agire con violenza gratuita e immotivata su persone inermi, soprattutto donne, che protestavano pacificamente.
Per noi che, insieme alla rete Educare alle differenze, conduciamo programmi educativi nelle scuole parlando di diritti, rispetto e non violenza, tutto questo è inaccettabile e vergognoso. Chiediamo al Prefetto e al Questore di spiegare i motivi di questa scelta, che certo non è stata dettata dalla sicurezza!
Una risposta ottusa e repressiva, che ferisce la città e ignora quello che negli ultimi mesi è accaduto a Pisa e in tutta Italia: la nascita con “Non una di meno” di un grande movimento femminista che per la prima volta ha visto tante giovani donne mobilitate e ha messo in dialogo associazioni, realtà cittadine ed esperienze diverse sul tema della violenza, dei diritti e della libertà delle donne.
Come è possibile, caro Sindaco, che di fronte ad un movimento cittadino così ampio e nuovo, che pone problemi concreti che riguardano in primis le donne e i diritti su sessualità, aborto, violenza, casa, lavoro, non ci sia ascolto da parte di chi amministra questa città? Come è possibile che da settimane tantissime persone si incontrino in assemblea sotto le Logge davanti ad un Comune chiuso e con le forze di polizia a difenderlo? Come è possibile che né lei né la giunta abbiate desiderio di ascoltare e capire cosa abbiano da dire tutte quelle persone riunite proprio sotto quella che dovrebbe essere la “casa comune” di tutte le cittadine e i cittadini di Pisa?
Forse erano davvero altri tempi quando nel 1981 occupammo la palazzina di via Galli Tassi. Poco dopo vennero a parlare con noi l’allora Presidente della Provincia Fausta Giani Cecchini e l’assessora alle Pari opportunità Patrizia Dini e con l’amministrazione iniziammo una lunga trattativa per avere quella che dall’8 marzo 1990 è diventata la Casa della Donna.
Da allora abbiamo continuato a dialogare, a confrontarci con le istituzioni cittadine, talvolta con fatica e conflitti, ma convinte che un punto di incontro si possa e si debba sempre trovare. E in questi anni lo abbiamo trovato anche con la sua amministrazione che ci ha garantito l’uso della sede di via Galli Tassi e con la quale da tempo collaboriamo, nel rispetto dei ruoli, sui temi della violenza e dei diritti delle donne.
Noi crediamo che quel confronto e dialogo ci debba essere anche in questo caso, che non possa venir meno e lasciare il posto a violenza e repressione. È dovere dell’istituzione pubblica e della politica ascoltare, dare risposte ai bisogni, rendere concreti i diritti. Ecco perché, caro Sindaco, la invitiamo ad aprire le porte del Comune e ascoltare.
Casa della donna – Pisa


 

Nella mattina del 24 eravamo presenti allo sgombero della Mala Servanen Jin, spazio occupato in seguito al corteo dell’8 marzo. La metodologia con cui è avvenuto lo sgombero è stata di una violenza disarmante, a cui si è accompagnato il totale silenzio da parte dell’amministrazione comunale. Le forze di polizia hanno bloccato un quartiere al cui interno si trovano sia un liceo che una residenza universitaria, chiudendo gli studenti del liceo all’interno della scuola per “difenderli” dalle cariche avvenute in via Garibaldi. Il fatto che atti del genere siano stati compiuti davanti ad una scuola è vergognoso, la scuola dovrebbe essere luogo di formazione e quello che è avvenuto è un messaggio totalmente fuorviante per le nuove generazioni: alla socialità le istituzioni rispondono con la violenza.

Lo stabile nei mesi precedenti è stato completamente riqualificato, recuperato e ristrutturato per restituire al quartiere uno spazio che il Comune aveva abbandonato al degrado e a se stesso per circa 4 anni. Lo spazio è riuscito ad entrare nei cuori e nelle vite anche dagli abitanti del quartiere, che hanno mostrato la loro solidarietà alle donne della Mala Servanen Jin la mattina dello sgombero.

In tutto questo, vista la gravità dei fatti, l’amministrazione comunale non si è assunta alcuna responsabilità ed ha rifiutato ogni genere di dialogo, anche nei giorni successivi allo sgombero. Alla richiesta di un confronto per avere delle spiegazioni, il Sindaco ha risposto barricandosi letteralmente all’interno del suo palazzo, una strategia ben consolidata dell’attuale amministrazione.18670759_1715547938745312_6616734923247276352_n

Come rappresentanti degli studenti il giorno dello sgombero abbiamo deciso di non prendere parte alla CUT (conferenza università territorio), tenutasi nella sede del comune e convocata per il pomeriggio dello stesso giorno, nella quale era presente sia l’amministrazione comunale che l’Università, decidendo di non stare alle logiche istituzionali del silenzio ma di portare la nostra voce nella piazza sottostante.
Riteniamo inaccettabili i metodi repressivi ed aggressivi con cui è avvenuto lo sgombero: soprattutto riteniamo inaccettabile il totale silenzio da parte della maggioranza di questa amministrazione, che sembra incapace di confrontarsi con i cittadini sui problemi reali di questa città. Il dialogo è infatti assente da molto tempo, tanto per i cittadini quanto per gli studenti che vivono e attraversano questa città.
Come Sinistra per…esprimiamo la nostra solidarietà alla Mala Servanen Jin – Casa delle Donne che combattono, pensiamo che l’importanza sociale del progetto non debba essere perso ma che debba continuare attraverso la riapertura dello spazio.

Sinistra per…


A fianco delle donne in lotta

La mattina di mercoledì 24 maggio a Pisa un ingente schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa ha sgomberato l’occupazione “Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono”. L’edificio era stato occupato da un gruppo di donne durante la giornata dell’otto marzo, giornata di lotta e di sciopero generale femminista che anche a Pisa è stata segnata da iniziative e manifestazioni che hanno espresso una pluralità di pratiche e contenuti. Lo sgombero è stato condotto dalla Questura con particolare violenza. Dopo aver bloccato la strada con i blindati i poliziotti hanno fatto irruzione nello spazio occupato, manganellando ed insultando in modo sessista le quattro donne che resistevano all’interno, mentre le immobilizzavano per portarle all’esterno della struttura. Le compagne e i compagni accorsi a portare solidarietà sono state più volte caricate dalla polizia, le cariche hanno coinvolto anche gli studenti dell’istituto alberghiero adiacente all’occupazione, alcune donne hanno dovuto recarsi al pronto soccorso per i colpi della polizia. Il presidio solidale si è trasformato in corteo per dirigersi sotto il palazzo del comune, dove una partecipata assemblea ha lanciato per i giorni successivi iniziative per denunciare quanto accaduto e per rilanciare la lotta.

Questo sgombero non è un caso isolato, non è un caso di “irresponsabile gestione della piazza”. Sempre a Pisa meno di due anni l’allora capo della DIGOS sgomberò con la pistola in pugno uno stabile dell’università occupato dagli studenti che stavano conducendo un movimento contro provvedimenti che intendevano limitare l’accesso allo studio. Ma non si tratta si un caso isolato solo perché si colloca in un contesto locale e nazionale in cui aumenta la repressione e la violenza della polizia, questo sgombero non è un caso isolato perché è un ulteriore segnale di attacco al movimento che si è sviluppato nei mesi scorsi attorno alla questione femminista e di genere. Infatti il 3 maggio un altro spazio nato a Pisa dal percorso dell’otto marzo, La Limonaia, è stato sgomberato dalla polizia, mentre il 13 maggio a Torino per un’indagine su delle scritte murali sono state perquisite le abitazioni di due compagne e due compagni della Federazione Anarchica Torinese impegnate nella rete Non Una Di Meno.

Quando le lotte vengono condotte con le caratteristiche della autodeterminazione non integrabile nei meccanismi istituzionali si scatena la violenza dello stato e delle forze dell’ordine. E quando le questioni di genere diventano terreno concreto di sperimentazione e gestione di pratiche di libertà provocano l’immediata reazione dei cani da guardia dell’ordine costituito, che ha nella difesa dell’assetto sociale gerarchico e nel patriarcato la sua matrice.

La Federazione Anarchica Livornese ed il Collettivo Anarchico Libertario sono al fianco delle compagne aggredite dalla polizia e sostengono le iniziative di solidarietà e lotta in corso in questi giorni.


Solidarietà alle occupanti della Mala servanen jin

Sgomberi a Pisa, ci risiamo. Dopo quanto accaduto alla “Limonaia spazio rosa” in Piazza San Francesco, stessa sorte è toccata allo spazio denominato “Mala servanen jin” (in kurdo casa delle donne che lottano) situato in via Garibaldi e occupato al termine della giornata di mobilitazione internazionale in difesa dei diritti delle donne dell’8 marzo scorso.
Viene dunque forzatamente posta la parola fine a due realtà che avevano le loro radici nel variegato contesto del movimento Nonunadimeno e non a caso sono state caratterizzate dal ruolo centrale delle donne nella gestione dei due spazi.

Nello sgombero di giovedì la Digos e un piccolo esercito fatto da reparti celere e Carabinieri ha assaltato la Mala servanen jin usando contro le donne all’interno dello stabile modi verbalmente e fisicamente molto violenti e finendo poi il “lavoro” all’esterno caricando il presidio radunatosi in zona con una veemenza sproporzionata e del tutto fuori luogo. Alla repressione si sono dunque aggiunti sessismo e misoginia.
Solo un anno e mezzo fa Pisa finì agli onori delle cronache nazionali per il clamoroso sgombero, fatto dalla Polizia con pistole alla mano, di un gruppo di studenti che avevano occupato uno stabile dismesso dell’università. A cosa è dovuto questo giro di vite repressivo delle autorità?
Riteniamo che dietro questi “repulisti”ci siano interessi e motivazioni politiche delle forze che amministrano la Città, il PD in primis, in vista delle scadenze elettorali del 2018. Gli sgomberi infatti sono la conseguenza della rincorsa alla destra su temi securitari (a livello nazionale abbiamo l’esempio del decreto Minniti-Orlando) nonché un mezzo per porre fine a esperienze politico-sociali scomode che propongono visioni e soluzioni alternative a quelle dei partiti borghesi su temi comei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori o l’emergenza abitativa.

Esprimiamo la nostra solidarietà alle compagne della Limonaia spazio rosa e della Mala servanen jin vittime di una stretta repressiva mossa da un’amministrazione, quella di Filippeschi a marchio PD, che sposa in pieno il “nuovo corso” aperto dal duo Minniti-Orlando.
La strada per la liberazione e per la rottura del giogo dell’oppressione sessuale passa in primo luogo attraverso l’autorganizzazione delle donne e la costruzione di contesti liberi e laici di autodeterminazione, come i consultori; ma anche necessariamente con la rottura e lo strappo con le istituzioni borghesi che con il loro operato violento e reazionario non possono essere interlocutori sulla strada dell’emancipazione, poiché lo Stato borghese è nato e tutt’ora si riproduce sullo sfruttamento di classe e sull’oppressione di genere.

PCL Pisa


Sgomberi, violenze, provocazioni da un lato; abbandono di immobili e speculazione edilizia dall’altro: questa è la gestione squadristica e vigliacca dell’ordine padronale a Pisa da parte del PD con il sindaco Filippeschi e la sua giunta.
Mercoledì 24 maggio la Giunta Filippeschi ha offerto ai cittadini di Pisa la prova concreta di quanto rispetti i diritti sociali, civili, umani.
Ha fatto sgomberare violentemente la casa occupata Mala Servanen Jin (consenzienti e autorizzanti i vari poteri costituzionali: questura, prefettura, magistratura. Viva la Costituzione!) un edificio di proprietà del Comune in via Garibaldi, abbandonato nel degrado più assoluto da anni e giustamente occupato da associazioni di donne, per renderlo fruibile, col duro lavoro di bonifica svolto da loro stesse, in accoglienza per quelle di loro prive di un tetto e in attività e iniziative rivolte a far fronte ai bisogni del mondo femminile.
Carabinieri e poliziotti, fedeli nei secoli alla repressione feroce delle lotte sociali, non si sono risparmiati quanto all’uso indiscriminato della violenza sulle persone occupanti lo stabile.
Certa stampa cittadina, nel sacro furore con cui si innalza a paladina dell’ordine repressivo, non esita a scrivere di manifestanti che avrebbero aggredito i “giustizieri” in divisa.
L’ha vista coi propri occhi il giornalista che ha scritto questa menzogna, pronto e disposto a fornirne la testimonianza al giudice?
O la fonte informativa non è altra che il comando degli stessi giustizieri?
Viva la libertà d’informazione!
L’impresa poliziesca è stata al centro per tutta la giornata del 24 maggio di iniziative di mobilitazione e di informazione, con presidi e assemblee in vari punti della città, compresa la piazza del Comune.
Il 25 maggio il Consiglio comunale ha il compito di misurarsi con la vicenda che ha ricoperto di vergogna la Giunta e i vari poteri costituiti.
La Confederazione Cobas di Pisa esprime senza appello la più netta condanna nei confronti di chi si è macchiato di questa vergogna, si schiera fino in fondo con gli occupanti e solidarizza con loro, in particolare con chi fra loro è stato brutalmente ferito dalle forze del disordine pubblico e ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere.
Ora e sempre dalla parte di chi lotta per la giustizia sociale.

Confederazione Cobas – Pisa


Social Log al fianco della Mala Servanen Jin – CON NOI CI DOVETE FARE I CONTI!

Con la rabbia negli occhi, abbiamo assistito ieri alle manganellate ed agli insulti sessisti delle divise blu del sindaco Filippeschi contro le compagne di Pisa, al culmine dello sgombero della Mala Servanen Jin – edificio di proprietà comunale in abbandono da anni, ed occupato lo scorso 8 marzo.

Assieme ai referti che parlano di decine di contuse, a rendere i soprusi ancora più odiosi c’è la chiusura di uno spazio che in poche settimane era diventato una casa ed uno sportello di organizzazione contro l’emergenza abitativa per tutte le donne di Pisa. Su mandato di istituzioni pronte a mettersi il fiocco rosa alla passerella di turno e (più raramente) a sperticarsi di lodi alle guerrigliere delle YPJ e alla loro (auto)determinazione nella lotta contro l’ISIS: ma che a casa loro le donne che combattono e alzano la testa le odiano e le reprimono.

A Bologna conosciamo bene queste dinamiche: stabili occupati e recuperati dopo settimane di lavori da inquiline/i in emergenza
abitativa sono stati sgomberati in forze per essere riconsegnati al degrado ed alla speculazione. E a donne sole, o in difficoltà economiche o con figlie a carico dopo lo sfratto sono state fatte proposte di alloggio indecenti – nei costosi dormitori degli sciacalli del privato sociale o a decine di chilometri dalla metropoli – nel tentativo di allontanarle dalla lotta.

Per questo siamo vicine e vicini alle compagne della Mala Servanen Jin, a ribadire che la volontà di sopraffazione ed umiliazione delle amministrazioni della paura troverà fin da subito una risposta adeguata, a Pisa come altrove.

Social Log Bologna


Siamo state all’inaugurazione della Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono e abbiamo visto con i nostri occhi lo straordinario lavoro di recupero fatto dalle compagn* di Pisa…un spazio riconquistato e ridato alla vita e alla collettività…uno spazio che ha regalato autonomia a tante donne, con tanti progetti e tante idee ancora da costruire…
Tutta la nostra solidarietà e la nostra complicità in questa lunga giornata di lotta e di resistenza!
Collettivo femminista Medea – Torino


Pisa e la caccia alle streghe – solidarietà a Mala Servanen Jin

Le occupazioni di Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono e della Limonaia – Zona Rosa sono state il prodotto più evidente di un cambio di passo nella politica di movimento di questa città. A partire da un posizionamento femminista, transfemminista e queer è stato possibile riprendere un importante lavoro politico sugli spazi abbandonati della città di Pisa, ricostruire una rete di relazioni forte tra le realtà pisane che sostengono l’autogoverno degli spazi, la messa in pratica di rapporti mutualistici, l’istituzione di pratiche di welfare autogestito. Spazi di autodifesa femminista, di discussione collettiva sul governo dei nostri corpi, di potenziamento collettivo dei servizi in dismissione a causa dei tagli e dell’incuria delle istituzioni; tutti temi che, a partire dal soggetto femminista e dalla sua specifica oppressione, sono capaci di allargare lo sguardo sulla generalità della questione politica, grazie a un metodo che sia più orizzontale e trasversale possibile.
Che la questione riguardi il come riappropriarci delle nostre vite e la gestione di una città sempre più escludente verso i soggetti non-bianchi, non-maschi, non-etero, non-cisgender (salvo, naturalmente, l’adeguamento alla norma per quanto possibile – e a questa norma si adegua più facilmente chi detiene un privilegio di classe) si è reso evidente dagli sgomberi di Mala Servanen Jin e della Limonaia. La città di Pisa è ormai con ogni evidenza governata col metodo della mancata assunzione di responsabilità politica: la presenza delle forze di polizia e l’impossibilità di dialogare sulla gestione dei due spazi sgomberati questo mese parlano il linguaggio del tecnico, ma riconosciamo dall’accento familiare lo spettro di un potere maschilista e violento. Durante lo sgombero di Mala Servanen Jin sono state effettuate cariche a freddo sulle compagne che difendevano lo spazio, che sono state inseguite, picchiate e insultate. Siamo state chiamate “puttane” dalle forze di polizia, ci è stato detto che “gli facciamo schifo”: lo stesso potere che aderisce alla manifestazione dell’8 marzo tagliando qualsiasi riferimento alle persone non-cisgender, che appende lo striscione di Non Una di Meno alla finestra ma lamenta e cancella i segni lasciati dalla più bella manifestazione degli ultimi anni in città; lo stesso potere che dice di voler difendere i soggetti oppressi dalle dinamiche di genere, rivela così il proprio volto eteropatriarcale, muscolare e repressivo.
Rispondiamo che siamo fiere di essere puttane e di fare schifo a un potere che ci nega spazi di auto-organizzazione, che si fa forte delle nostre parole d’ordine soltanto per rimandare all’infinito il momento in cui occuparsi delle vere emergenze di questa città, al quale interessano le donne e le persone LGBTQ+ soltanto quando c’è da sciacquarsi di rosa i vestiti; affermiamo con forza che non si è femminist* a intermittenza, ma radicalmente e continuativamente. Le attività avviate dentro Mala Servanen Jin e dentro la Limonaia continueranno così come le lotte dei soggetti che si sono intrecciati in questo percorso: da qui non si torna indietro.
Tremate, le streghe son tornate!
Queersquilie! Collettivo femminista queer


A Pisa è in corso lo sgombero della Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono, spazio femminista liberato in città dopo la grande mobilitazione dell’8 Marzo per consegnarlo alle tante donne in lotta in città. Poco fa il presidio di solidali accorsi/e all’esterno è stato violentemente caricato dalla celere senza alcuna ragione, per essersi opposti/e allo sgombero.
Dopo la chiusura della Limonaia – Zona Rosa, un altro atto di forza da parte dell’amministrazione cittadina che decide di restituire all’incuria il patrimonio pubblico pisano.
Non rimarremo a guardare, solidarietà alle occupanti!
Rete della Conoscenza


Questa mattina l’amministrazione comunale targata PD ha sfoggiato per la seconda volta nel giro di poche settimane la sua vera indole: da una parte ha sostenuto la giornata dell’8 marzo, dall’altra ha colpito il movimento transfemminista prima con le denunce per il corteo, poi con lo sgombero della Limonaia Zona Rosa e oggi con il tentativo di sgombero della Mala Servanen Casa delle Donne che combattono.
Il femminismo è tollerato nella misura in cui non si traduce in istanza di lotta, sin quando non mette in discussione l’ordine delle cose, come invece l’esperienza pisana di questi mesi sta facendo e, statene certi, continuerà a fare.
Oggi siamo tutt* al fianco delle donne della Mala Servanen che stanno resistendo allo sgombero da parte delle forze dell’ordine e che stanno continuando a lottare per difendere uno spazio femminista di cui Pisa ha bisogno.
LA MELA SERVANEN NON SI SGOMBERA.
Aula R – Pisa


Non toccate Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono! Quanta paura fanno le idee?

Le reti elettrosaldate. I sigilli. Le denunce. Lo smantellamento di un progetto dal basso.
Dopo lo sgombero della Limonaia – Zona Rosa , lo scorso 3 maggio, un altro spazio, riaperto alla città sull’onda lunga della marea femminista, viene chiuso, è il Mala Servanen Jin, casa occupata proprio dopo la manifestazione delle donne lo scorso 8 marzo.
“Sgombero”, sembra l’unico vocabolo delle istituzioni pisane davanti ai progetti e la partecipazione di cittadine e cittadini che riaprono luoghi abbandonati, spesso edificati o ristrutturati con gran spesa e poi lasciati a loro stessi, a consumarsi nel dimenticatoio perché quelle stesse istituzioni che oggi li chiudono non sono in grado di pensare dei progetti che li facciano funzionare. E le idee vengono scacciate.
Teatro Rossi Aperto


L’ennesimo sgombero, l’ennesima violenza, contro una casa delle donne nata dalle maree globali che #LottoMarzo hanno riporortato alla ribalta le lotte femministe
Se toccano une, toccano tutte!
Sarà la nostra risata che vi seppellirà.
Facciamo rinascere dieci, cento, mille case delle donne, consultorie, zone rosa: VENIAMO OVUNQUE! NON UNA DI MENO
Fuxia Block – Padova


Atto gravissimo lo sgombero della Casa delle donne. Le istituzioni si facciano promotrici di dialogo non
dell’uso della forza
Quanto accaduto oggi a Pisa con lo sgombero della “Mala Servanen Jin”, la Casa delle donne di via Garibaldi è gravissimo. Si è voluto utilizzare la forza per eliminare uno spazio di aggregazione sociale, di cura e tutela dei diritti delle donne. Quell’immobile, rimasto inutilizzato per anni, da appena due mesi è diventato un luogo di utilità sociale attraverso un percorso di autorganizzazione dal basso. Siamo costernati per quanto accaduto perché di fronte a donne che usano uno spazio pubblico per rendere migliore la vita delle persone, e della città di Pisa, si è voluto applicare il presunto principio di legalità. Ma chi invece non utilizza un bene pubblico a scopi
pubblici, perché non viene mai perseguito? Di fronte a realtà di autorganizzazione le istituzioni dovrebbero cercare il confronto e
il dialogo, offrire soluzioni alternative adeguate al raggiungimento del bene comune. Lo sgombero con la forza pubblica va in tutt’altra
direzione e non dovrebbe essere contemplato. E il sindaco di Pisa cosa dice delle cariche della polizia? Le occupazioni sono sempre un
segnale di sofferenza sociale e di disagio disagio di cui si dovrebbe far carico lui per primo, insieme all’amministrazione
comunale”. “Tra Daspo per i poveri e criminalizzazione dei migranti – conclude la senatrice Petraglia – il Pd del ‘nuovo corso’ renziano
riesce ancora una volta a contraddistinguersi per le politiche di destra. Davvero una triste parabola.

Alessia Petraglia senatrice di Sinistra Italiana 



Ennesimo abuso repressivo delle forze di polizia nella nostra città

Oggi intorno alle 8 del mattino un notevole spiegamento di forze di polizia in tenuta antisommossa è intervenuto in via Garibaldi a Pisa per sgomberare Mala servanen jin, un ex centro di prima accoglienza di proprietà del Comune di Pisa occupato e autogestito come casa delle donne a seguito delle manifestazioni dell’8 marzo. In seguito il presidio spontaneo di solidarietà formatosi a poca distanza dall’immobile è stato violentemente e senza motivo caricato da polizia e carabinieri, ferendo alcune persone.
Come Giovani Comunisti di Pisa denunciamo l’ennesimo abuso repressivo delle forze di polizia contro una legittima esperienza di dissenso e condanniamo con forza il comportamento vergognoso del comune di Pisa e di tutta l’amministrazione comunale, sindaco in primis, che di fronte a un’esperienza di autogestione che ha in questi mesi recuperato un immobile pubblico lasciato all’abbandono e al degrado non ha saputo fare di meglio che rispondere con lo sgombero. Esprimiamo inoltre solidarietà alle e agli occupanti, alle persone ferite e a tutti e tutte coloro che in questi mesi hanno costruito l’esperienza di Mala servanen jin.

Giovani Comuniste-i – Pisa


Mala servanen Jin sgomberata e militarizzata: Non allo sgombero.

Questa mattina un inaudito schieramento di CC e Ps ha sgomberato la casa della donna occupata in via Garibaldi dallo scorso 8 Marzo. L’immobile, di proprietà comunale, da anni non veniva utilizzato l’Amministrazione Filippeschi non è mai stata disponibile a confrontarsi sull’utilizzo a fini sociali della struttura che un tempo occupava il centro di accoglienza migranti. Due sgomberi in poche settimane, entrambi palazzi di proprietà pubblica (Provincia per la Limonaia e Comune per via Garibaldi), si
adducono motivazioni di pericolosità delle strutture quando per anni si sono lasciate nel degrado e nell’abbandono. Il Sindaco Filippeschi è il perfetto attuatore della Legge Minniti, assenza di dialogo con le realtà sociali, palazzo del Comune perennemente blindato, una idea della città dove hanno diritto di cittadinanza solo le manifestazioni a uso e consumo dei commercianti o della immagine dell’amministrazione, totale incapacità di confronto con chi ha idee e pratiche diverse, con quanti rivendicano spazi e diritti sociali. Un deciso salto di qualità in ambito repressivo, si lascia che grandi
imprenditori non paghino le tasse comunali o delocalizzino mandando a casa decine di lavoratori(come si legge sulla stampa locale) ma si è decisamente intolleranti con quanti rivendicano una diversa idea della
città e della cittadinanza dove gli ultimi abbiano gli stessi diritti dei primi. Una scelta in linea, quella dell’amministrazione,. non solo con il decreto Minniti ma con la idea della città vetrina che ha condannato
studenti ad affitti esorbitanti abbandonando interi quartieri al degrado e alla assenza dei servizi.

Delegati e lavoratori indipendenti – Pisa

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Solidali con le donne della Mala Servanen Jin. Le case vuote sono violenza, le donne che lottano la resistenza!
Apprendiamo con enorme rabbia che ancora una volta questura e polizia intervengono per sgomberare un’occupazione: la Mala Servanen Jin, la casa delle donne che combattono di Pisa, è stata brutalmente sgomberata nella mattinata.
Uno spazio che è stato riconquistato e fatto rivivere da donne determinate a rivendicare i propri diritti e la propria diginità, uno spazio che altrimenti sarebbe rimasto abbandonato e lasciato al degrado, come le occupanti stesse hanno perfettamente documentato.
Uno spazio, come lo Spazio Popolare Neruda, che ha ripreso vita grazie alla determinazione e al desiderio di vivere dignitosamente come nel nostro caso, e alla possibilità di dare rifugio alle donne che subiscono violenza e che le istituzioni, come spesso leggiamo e apprendiamo non tutelano adeguatamente anzi, la maggior parte delle volte, nemmeno riconoscono e, come molti giudici anche qui a Torino (il caso di Patrizia è l’ultimo tra i tanti) fanno apparire la donna come “quella che se l’è andata a cercare”.
Noi donne, mamme e occupanti dello Spazio Popolare Neruda esprimiamo piena e totale solidarietà alle donne della Mala Servanen Jin e ancora una volta ci uniamo al grido:
“Basta sgomberi”!
Le Famiglie dello Spazio Popolare Neruda – Torino

COMPLICI E SOLIDALI CON LA MALA SERVANEN JIN

Questa mattina eravamo alla Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono che combattono per costruire un presidio di solidarietà contro lo sgombero in atto. Questo mese è stato il secondo: spazi femministi nati dalla marea di NON UNA DI MENO e dal desiderio di autodeterminazione. Lo sgombero di oggi, però, è stato particolarmente violento. La polizia ha prima strattonato le compagne che occupavano il posto, manganellandole e chiamandole “puttane”,poi si è rivolta al presidio solidale a cui eravamo presenti, caricandoci improvvisamente e inseguendoci, manganelli alla mano, per più di mezzo km. Anche dopo, quando hanno bloccato la strada per ore, i celerini ci molestavano verbalmente. Due compagne sono state portate in ospedale, e molte di noi hanno dei lividi evidenti. Come possiamo aver subito tutto questo a poco più di due mesi dalla manifestazione dell’8 marzo, quando da palazzo Gambacorti campeggiava lo striscione di Non una di meno? Il sindaco che ha dato l’ordine di sgombero è lo stesso che quella mattina stringeva la mano alle compagne della Casa della Donna , per merito del loro storico impegno contro la violenza di genere. Le stesse che stamattina erano in prima fila insieme a noi a sostenere le compagne della Mala. Tutto ciò per noi é intollerabile. D’altronde il messaggio é chiaro: al sindaco di Pisa Marco Filippeschi un percorso femminista non interessa, soprattutto se le femministe minano alle sue proprietà. I meri esecutori dei suoi ordini non possono di certo essere meno machisti e fascisti di lui.
Se avete pensato di demolirci o umiliarci chiamandoci “puttane” o dicendoci che vi facciamo schifo, vi sbagliate. Ci ritroverete più forti e più unite di prima, e ormai certe di chi siano le responsabilità di queste violenze.
Come #Collettiva esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza alle compagne sgomberate. Siamo tutte puttane!
La Collettiva – Pisa
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UNO SGOMBERO VIOLENTO E INGIUSTIFICABILE

Con lo sgombero violento e ingiustificato della Mala Servanen Jin la città di Pisa ha assistito a quello che si potrebbe definire una “giornata di ordinaria follia”. Purtroppo quello che è accaduto è l’esatta cartina di tornasole di cosa siano l’amministrazione Filippeschi e la politica del Partito democratico in città: un attacco continuo e indiscriminato a chi recupera immobili lasciati colpevolmente nell’abbandono, la chiusura totale al confronto con le esperienze di autorecupero e autogestione, la trasformazione delle questioni sociali in problemi di ordine pubblico.

Denunciamo con forza il comportamento dei reparti di Polizia e dei Carabinieri e di chi li ha guidati oggi in piazza. Una operazione di sgombero con decine di uomini “fuori controllo”, cariche violentissime, ripetute e ingiustificabili per decine di metri. Il tutto accanto a una scuola piena di centinaia di ragazzi e ragazze tenuti per ore sotto assedio che assistevano sconcertati a questa dimostrazione di violenza.

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte e tutti coloro che hanno ridato vita all’ex-Centro di accoglienza di Via Garibaldi, che il Comune ha colpevolmente lasciato abbandonato per anni, e per il quale ad oggi non ha nessun progetto di riqualificazione.

Una città in Comune – Pisa

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USB Federazione di Pisa esprime una dura condanna per lo sgombero del centro Mala Servanen Jin Occupata – Casa delle Donne che combattono avvenuto ieri mattina in via Garibaldi. Piena solidarietà alle compagne che hanno ridato vita ad uno spazio comunale abbandonato e che lottano per la difesa degli spazi sociali. Il piano repressivo portato avanti dal Governo con l’approvazione del decreto legge Minniti Orlando e attuato su tutto il territorio nazionale sta raggiungendo livelli di violenza mai visti fino ad oggi. La giunta pisana non è da meno nell’applicazione delle indicazioni repressive e securitarie. Il decreto Minniti sulla sicurezza urbana rappresenta un deliberato attacco alla cosiddetta marginalità sociale e ai migranti, con lo scopo dichiarato di criminalizzare ed espellere i soggetti più deboli dal cosiddetto contesto civile della società. Usb ribadisce la nostra condanna al grave sgombero di iei e il nostro no alla legge Minniti – Orlando.
USB_Federazione di pisa
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NOI INDIETRO NON TORNIAMO

24 maggio, 8 e trenta del mattino, Pisa, via Garibaldi 192. La Digos di Pisa accompagnata da reparti celere e carabinieri chiamati da altre città assalta la Mala Servanen Jin, la casa delle donne che combattono, occupata dopo la manifestazione dell’8 marzo per aprire uno spazio sicuro e libero per le donne. Uno spazio in cui costruire la nostra identità, rivendicare la nostra dignità, autodeterminare le nostre vite. Uno spazio dedicato alle nostre compagne kurde che combattono il patriarcato fascista dell’Isis e di Erdogan.
Un immobile di proprietà comunale, chiuso e lasciato al degrado da quattro anni. Quando l’abbiamo aperto davanti ai nostri occhi si è disvelata una discarica: rifiuti organici di ogni tipo, siringhe, sostanze di taglio per le droghe. Un luogo popolato da fantasmi che la determinazione, il lavoro materiale e le risorse economiche dell’autogestione hanno trasformato in uno spazio bello, comodo, confortevole, attraversato da donne di ogni età e provenienza. Uno spazio di incontro, dibattito, arte e cultura. Uno spazio sicuro dalla violenza.
La violenza si è presentata stamani agli ordini del sindaco Filippeschi, del prefetto Visconti, del questore Francini. Si è presentata armata, psicotica, disposta a tutto non solo per chiudere quello spazio che vorrebbero nuovamente condannato al degrado, ma anche per ferire, umiliare, intimorire. Le donne della Mala Servanen Jin e le tante altre solidali sono state aggredite a freddo, con tre cariche ripetute. Prima e dopo sono state vilipese e insultate, attaccando col peggior sessismo la loro determinazione. Apparentemente un’orda impazzita. In realtà l’intento palese di imporre con la violenza e la paura l’unica logica che chi amministra la città conosce: arbitrio, favori ai poteri forti, azzeramento di ogni forma di dissenso, di conflitto sociale,di pensiero autonomo.
Il risutato sono decine di donne contuse e due cinquantenni ricoverate in ospedale. Per una, un polso rotto (30 giorni di gesso) e due punti in testa oltre lividi e contusioni evidentemente provocati da manganelli impugnati al contrario. Per fare più male. Perchè questo oggi volevano: fare più male possibile, umiliare e ridurre all’impotenza.
Se questo era il piano argutamente pensato da Filippeschi e dal suo braccio armato, nel conto non avevano messo la determinazione delle donne della Mala Servanen Jin, della rete Non una meno, delle tanti e dei tanti solidali che, dopo aver presidiato via Garibaldi non intimoriti dalle cariche, si sono riuniti sotto il Comune in un’affollata assemblea e accampati in un presidio che durerà tutta la notte e che aspetterà lor signori fino al consiglio comunale di domani.
Noi indietro non torniamo. Che ci facciano i conti.
Invitiamo tutte e tutti a accompagnarci in questo “assedio”e partecipare domani 25 maggio dalle ore 15 al presidio sotto il Comune, in difesa della Mala Servanen Jin, della Limonaia Zona Rosa e di tutte e tutti coloro che si battono per l’autodeterminazione e i diritti di tutte e tutti.
Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono
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