Dove ha vinto il No a Pisa

Anche a Pisa, nella consultazione referendaria del 4 dicembre sulla riforma della carta costituzionale, il No si è affermato contro il Sì. Un risultato non scontato, considerato che in Toscana, terra d’elezione di Matteo Renzi e delle sue cerchie, i consensi al Sì, in controtendenza con i risultati del resto del paese, hanno superato quelli al no 52,5% a 47,5%.

A Pisa l’affluenza alle urne ha toccato il 75,6% degli aventi diritto al voto. Il No si è imposto nettamente: il 55,2% dei votanti ha bocciato la proposta di riforma, ma soprattutto ha bocciato l’arroganza del Partito del Sì e dei suoi volti sul territorio, le politiche del Partito Democratico.

Come in tante altre città italiane emerge con chiarezza un dato: le periferie hanno votato No, mentre i fedelissimi del Sì sono arroccati nel centro delle città. Le zone impoverite hanno votato contro il centro ricco. E’ successo a Pisa come a Milano, Torino, Roma.

Al Cep, storico serbatoio di voti per il PD, il quartiere dell’assessore alla casa Ylenia Zambito dove aumentano però gli sfratti da casa popolare, il voto di protesta espresso tramite il No ha toccato il record cittadino raggiungendo il 59,4%.

In San Giusto, il quartiere degli sfratti da casa popolare, dei continui allagamenti, della grande opera inutile pisana, il trenino del People Mover, voluto dall’amministrazione Filippeschi per trasformare la città in hub turistico a spese dei quartieri popolari, il No si è affermato con il 58,4%. Anche in San Marco, il quartiere della circoscrizione in cui gli esponenti del PD impedirono a un dibattito pubblico di far esprimere anche le ragioni del No, il PD è stato punito con il 56,4% di voti contro.

In Sant’Ermete, il quartiere delle lotte contro il progetto truffa di riqualificazione dei blocchi di case popolari e altra storica roccaforte di consenso al PD, il No ha vinto con il 57,6% dei consensi. Anche a I Passi, altra zona interessata da grandi progetti di riqualificazione urbanistica e sociale, il No ha vinto con il 55,4%.

Insomma si conferma come nelle periferie maggiormente interessate dalle politiche di attacco agli strati popolari della città di Pisa, siano questi i progetti di riqualificazione utili a spartirsi una fetta di affari sul mattone o sui servizi oppure gli l’erosione delle garanzie storiche come l’edilizia popolare, il No ha trionfato con l’intento di punire e vendicarsi del Partito Democratico.

Il No ha vinto anche anche a Cisanello (57,5%), Calambrone (55,6%), Le Piagge (56,6%), Porta Nuova (59,3%). Verrebbe da chiedersi… ma dove ha vinto il sì? Una sezione a Pisanova e due in Barbaricina. Nel centro una in Sant’Antonio e due in Santa Maria.

Nel frattempo all’interno del Partito Democratico scoppia la guerra fratricida tra gli alfieri del Sì a chi si batte per mostrarsi più realista del re. L’assessore al sociale Sandra Capuzzi si è dimessa dalla segreteria provinciale del Partito Democratico accusando di essere stata estromessa dalla campagna referendaria per il Sì, dal cerchio del Giglio Magico Pisano, ovvero la congrega maggiormente filo-renziana della città alla quale evidentemente la Capuzzi aspirava rispecchiando una concezione del governo più simile alla massoneria che all’amministrazione della cosa pubblica. Un atteggiamento stigmatizzato dal segretario comunale Viale, lo stesso che dispensò offese all’iniziativa al CTP 4 contro gli esponenti del No, che accusa la Capuzzi di volersi “tirare fuori da una sconfitta non solo pisana ma nazionale”.

Oltre i regolamenti di conti interni alle cerchie di potere sembra che tutti in verità si sentono minacciati da un voto che punisce, anche su Pisa, il Partito Democratico e il progetto renziano e qualsiasi candidato a governare questo sistema della crisi nel paese e sui territori.