Duri a morire

La Lega non sfonda nelle amministrative dei Comuni in Provincia di Pisa; è un dato inconfutabile. Nonostante il bombardamento mediatico e il forte investimento elettorale delle destre, di 26 comuni al voto per decidere il sindaco, la quasi totalità resta (o torna) in mano ad amministrazioni di centrosinistra.

Tra i comuni minori, ad esempio, vince il centrosinistra a Santa Croce sull’Arno, Montopoli Val d’Arno e Castefranco di Sotto, territori ad alta presenza di comunità straniere, dove poco più di un anno fa si era palesata la crisi del “modello toscano” con risultati inaspettati della Lega alle politiche. Vince con percentuali nette a Calci, Vicopisano e Volterra, e in molte altre città.

Nei comuni maggiori si va al ballottaggio tra centrosinistra e Lega a Pontedera, Ponsacco e San Miniato, ma in tutte e tre le città il partito di Salvini pare avere poche speranze, staccato al primo turno di una percentuale che varia dal 9 al 15%. Si riconferma invece al primo turno con il 54% delle preferenze il sindaco uscente di San Giuliano Terme, Sergio Di Maio; ma per riuscire in questa impresa ha dovuto perlomeno simbolicamente scrollarsi di dosso il pesante fardello del Partito Democratico: se 5 anni fa infatti era stato eletto in quota PD, in questa tornata si è presentato con una sua lista civica, ottenendo dal partito di Zingaretti solo l’appoggio.

Ovunque la corsa è solo fra il PD e Lega, il Movimento 5 Stelle assolutamente non pervenuto; se già nei nostri territori il partito grillino non aveva mai goduto di particolari consensi, la performance di governo lo ha atterrato ancora di più. A nulla è servita, come del resto in tutta Italia, l’elargizione in extremis della prima mensilità del reddito di cittadinanza.

Interessante anche notare come in molti territori, soprattutto in Valdera e nella Zona del Cuoio, il voto amministrativo abbia ribaltato quello europeo. In diversi comuni, infatti, la Lega ha sorpassato il PD nelle europee, ma non è riuscita ad affermarsi alle amministrative. Una sorta di “voto disgiunto” che ci segnala diverse cose.

Ultimi spunti, ad appena un anno dalle amministrative che hanno consacrato nel Comune di Pisa la governance leghista, il partito di Salvini torna a farsi superare dal PD alle elezioni europee; Cascina invece, forte anche della candidatura di peso della sindaca Ceccardi al parlamento europeo, vede la Lega superare di poco il centrosinistra.

Il Partito Democratico è duro a morire nei territori dove è storicamente radicato; lo si è punito l’anno scorso per la sua tracotanza e arroganza, ma si è pronti a perdonarlo se si presenta col capo cosparso di cenere.

Da una parte è la resistenza di una rete clientelare storicamente legata al centrosinistra che non accetta di farsi scippare il potere senza combattere; dall’altro, soprattutto nei piccoli comuni, è innegabile come alcune amministrazioni e candidati siano riusciti a interpretare correttamente il sentire e i bisogni delle proprie comunità, mantenendo vivo e integro il rapporto con l’associazionismo, la società civile e i corpi intermedi, che la parabola renziana aveva rischiato di ridurre in cenere.

Ma soprattutto a mantenere in vita il centrosinistra nei comuni pisani è il terrore della Lega. La paura di ritrovarsi “la destra” ad amministrare nella propria città, ha mosso al voto interi pezzi di società che sicuramente non trasudavano entusiasmo nei confronti del Partito Democratico. Se da una parte questo rappresenta senza dubbio un segnale positivo, poiché ci parla di territori dove non sfonda la retorica razzista, securitaria e xenofoba di Salvini, dall’altra, oltre un decennio di fallimentare anti-berlusconismo dovrebbe averci insegnato come il frontismo nei confronti del “nemico assoluto” non produce niente se non è accompagnato da una critica radicale a quegli apparati di potere che oggi si intestano l’antifascismo ma ieri replicavano le politiche economiche e sociali della peggior destra.

E lo rifaranno ancora, se gli sarà permesso.

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