Fiaccolata per Samantha a Sant’Ermete: oltre 500 persone in corteo contro il femminicidio

Più di 500 persone hanno partecipato mercoledì sera alla fiaccolata organizzata dal Comitato di quartiere di Sant’Ermete per ricordare Samantha Del Gratta, vittima di femminicidio. La donna, che avrebbe compiuto 45 anni proprio ieri, è stata uccisa dal compagno Alessandro Gazzoli con l’arma di servizio della sua professione di guardia giurata, prima che l’uomo si togliesse la vita. Il corteo si è snodato per le strade del quartiere, partendo dalla piazza a pochi passi dall’abitazione dove si è consumata la tragedia. In prima fila le donne, seguite da residenti e cittadini giunti anche dai quartieri limitrofi, tutti raccolti in una manifestazione composta e carica di emozioni.

Le promotrici dell’iniziativa hanno aperto l’evento con parole chiare: “Quello che è accaduto a Samantha non è un omicidio-suicidio, è femminicidio: chiamiamo le cose con il loro nome”. Durante il percorso, numerosi interventi di donne si sono rivolti a chi ancora subisce violenza, per far sapere che “non sono sole e troveranno sempre una sorella che le crederà”. Le attiviste hanno espresso forte critica verso le istituzioni e l’inadeguatezza delle misure contro la violenza domestica. Il loro messaggio è stato diretto e inequivocabile: “Non ce ne facciamo niente del cordoglio quando siamo già morte. Vogliamo azioni concrete da vive”.

La comunità di Sant’Ermete ha dimostrato che la solidarietà e l’impegno possono trasformare il dolore in un cambiamento collettivo, chiedendo interventi concreti di prevenzione per evitare che altre donne subiscano la stessa sorte di Samantha.

Di seguito alcune delle parole pronunciate ieri sera dalle donne del Quartiere

PER SAMANTHA, PER TUTTE. BASTA VIOLENZA SULLE DONNE!

Ciao a tutte e tutti, siamo qui stasera per ricordare Samantha, uccisa ieri sera nel nostro quartiere dal compagno. A casa sua, come succede nella maggioranza dei casi.

Siamo qui stasera anche per stringerci in un abbraccio al figlio e alla figlia, al resto dei familiari, delle persone che in questo momento stanno soffrendo.

Siamo qui per Samantha, perché ciò che è successo non accada più, per noi stesse e per tutte le donne che in questo momento hanno paura che una cosa del genere possa capitare loro. Siamo qui per dirle: non siete sole, noi ci siamo!

Siamo le donne che abitano questo quartiere. Da anni lottiamo insieme per vivere dignitosamente in queste case, perché vogliamo avere un tetto sicuro sopra la testa, ma non ci basta!

Abbiamo appena finito di smontare la festa del Pane, un momento bellissimo che abbiamo costruito in primis per noi, per stare insieme, discutere, vivere la piazza, ballare, cantare, divertirci, sfilare per queste strade, anche per chi di solito non esce, per tanti motivi profondi. Che hanno dei nomi: paura e sfiducia.

Abbiamo riso e ci siamo emozionate insieme, siamo state felici.

Per noi questo è un modo per stare insieme, che ci rafforza, dentro e fuori dalle case. È una lotta costante per una vita degna di essere vissuta.

Contro chi ci vorrebbe schiacciare nella rassegnazione e nella disperazione, sono Modi per sfidare l’isolamento, la solitudine, la paura e le sofferenze che viviamo quotidianamente.

Nell’affrontare i problemi quotidiani ci organizziamo come possiamo, inventandoci mille forme diverse: dal doposcuola per affrontare la noia dei pomeriggi in parchetti senza giochi e senza cestini, all’autorecupero, alle feste, ai blocchi stradali per farci ascoltare, alle assemblee di palazzo, all’emporio solidale. Proviamo ad affrontare i problemi insieme, fuori dalle mura domestiche!

Non è facile, anzi è molto difficile, spesso si discute, ma questo è ciò che ci consente di andare avanti e costruire ciò di cui abbiamo bisogno. Ieri sera ci siamo trovate in assemblea qui in piazza insieme, con la tensione a mille, abbiamo discusso e abbiamo deciso di costruire questo momento.

Per ricordare Samantha, ma anche per noi, per tutte noi che rimaniamo.

Perché il gesto di ieri non è un omicidio-suicidio, è un femminicidio! Un messaggio che viene mandato a ognuna di noi, A TUTTE: vecchie, giovani, bambine, ricche, povere. STAI AL TUO POSTO, LA TUA VITA NON VALE NIENTE, STAI BUONA E FAI TUTTO QUELLO CHE TI VIENE DETTO DI FARE, STAI ZITTA E ASSECONDA, O SE NO questo è quello che può succedere.

Vogliamo gridarlo forte: BASTA! Non siamo oggetti, siamo persone, CON BISOGNI, DESIDERI E SOGNI e non siamo di proprietà di nessuno, vogliamo RISPETTO! BASTA VIOLENZA SULLE DONNE IN OGNI FORMA!

E lo diciamo anche a chi viene a fare le passerelle stasera, ma non ha mai alzato un dito per darci una mano: deve rispettare la nostra rabbia e il nostro dolore.

Basta quartieri popolari abbandonati, senza servizi, senza luoghi di ritrovo, senza marciapiedi dove fare due passi senza rischiare l’osso del collo.

Quando ci rivolgiamo ai servizi sociali o alle istituzioni attivando il codice rosa, purtroppo spesso ci ritroviamo porte chiuse in faccia, minacce di levarci i figli, trattate come furbette o bugiarde. Ci propongono soluzioni inaccettabili e poi ci dicono: se non accetti, “rifiuti il percorso”.

E lo Stato che fa leggi inutili contro i femminicidi, ma come unica soluzione (se li finanzia) prevede che noi veniamo chiuse dentro le case rifugio, tagliando ogni relazione con il mondo, dovendo rinunciare a ogni cosa: casa, lavoro, amicizie. E poi? Finiti quei mesi ti devi arrangiare da sola.
O ci denuncia perché hai cambiato la serratura di casa dopo che l’hai mandato via per l’ennesima volta.

Basta con discorsi dannosi, tossici, perché le parole possono pesare come macigni.

Avere problemi a lavoro, a pagare l’affitto o il mutuo, sentirsi impotenti o frustrati non giustifica la violenza: è da vigliacchi! Niente può giustificare un’azione del genere, e dobbiamo dirlo con forza, per evitare che succeda ancora, per evitare che le donne si sentano sole.

Non ce ne facciamo niente del cordoglio quando siamo morte, vogliamo azioni concrete da VIVE!

Noi insieme, non avendo più paura, non vergognandoci, aiutandoci a vicenda, unendoci, fidandoci!