Il Kollettivo Carducci smonta le accuse sull’occupazione della scuola

Un anno fa le occupazioni delle scuole pisane sconvolsero l’ambiente scolastico, dirigenze, politici e benpensanti. La lotta degli studenti e delle studentesse è stata una vera battaglia collettiva, di critica al modello formativo imposto ed ai tagli economici alla scuola. Le occupazioni sono state un segnale forte di una generazione che vuole mettere in discussione il sistema in cui viviamo: inquinamento, razzismo, sessismo, precariato. Sono alcuni temi affrontati nelle assemblee durante le occupazioni, nei cortei, nelle voci potenziate dai megafoni durante i picchetti ai cancelli.

La voglia di ribellione degli studenti e delle studentesse pisane è sotto attacco da parte della dirigenza scolastica, della polizia e del tribunale dei minori. Non può essere accettata la forte presa di posizione, l’agire senza subire in modo passivo tutto ciò che viene imposto. L’intenzione è punire questa generazione ribelle perchè le istituzioni hanno paura del diffondersi a macchia d’olio delle lotte giovanili.

Pubblichiamo di seguito il comunicato del liceo Carducci 

Il 18 novembre sono state consegnate delle lettere a 19 studenti e studentesse del Carducci, contenenti un avviso di proroga delle indagini riguardanti l’occupazione del liceo (20-25 Gennaio 2020).
Le 19 persone destinatarie delle lettere, nonostante siano solo una piccola parte di coloro che hanno aderito e/o partecipato, sono state accusate singolarmente di aver infranto gli articoli c.p. 633 (invasione di terreni e edifici), 635(danneggiamento a struttura) e 340(interruzione di pubblico servizio).

Riteniamo ingiuste tali accuse per i seguenti motivi:
– la scuola è uno spazio pubblico che appartiene anche agli studenti e le studentesse che la frequentano, per cui non si può parlare di occupazione arbitraria di edifici altrui. (art. 633)
– durante i 6 giorni di occupazione l’istituto è stato tenuto al meglio. Gli studenti e le studentesse si sono occupate con cura dell’ambiente scolastico in cui manifestavano la loro libertà di pensiero. Inoltre, alcuni danni commessi da persone esterne sono stati ripagati con una colletta a simboleggiare la buona volontà di rispetto nei confronti della struttura. (art. 635)
– non c’è stata nessuna volontà e/o intenzione di provocare un’interruzione di pubblico servizio ma solo la volontà di rendere migliore la nostra scuola. (art. 340)

Queste indagini e oppressioni riducono a zero ogni tentativo di dialogo tra gli student* e l’istituzione che rappresenta la scuola, alimentando la sfiducia verso questa. Venendo trattati/e da essa quasi come al pari di criminali.

Questo accanimento non ha fatto altro che mostrare la mancanza di volontà da parte della dirigenza scolastica di instaurare un dialogo costruttivo con i ragazzi e le ragazze dell’istituto. Nonostante, durante i giorni di occupazione, ci sia stato un timido tentativo, vanificato, in seguito, dagli esposti giudiziari sopracitati.

Durante quei 6 giorni l’istituto è stato tenuto al meglio. Studenti e studentesse hanno creato un’alternativa scolastica alla vita di tutti i giorni: occupandosi dell’ambiente in cui vivevano, prendendosi i propri spazi e i propri tempi e riunendosi con gli/le altri/e compagn* , che erano stat allontanat e alienat dalla scuola stessa.

Tutto ciò si è andato ad aggiungere ai problemi socio-economici causati dalla situazione di pandemia che stiamo vivendo ormai da un anno, e che sta gravando sulle spalle anche delle famiglie degli student* coinvolt.

Cosí facendo avete solo alimentato il nostro antagonismo nei confronti della “vostra” scuola.

Contro ogni forma di ingiustizia e repressione