INTIFESTIVAL – Per un sapere fuori dalla Norma(le)

locandina

Venerdì 12 e sabato 13 dicembre si svolgerà presso la Scuola Normale Superiore un festival organizzato dal collettivo scuola Normale. Pubblichiamo di seguito il programma completo.

VENERDÌ 12 DICEMBRE

Sala Stemmi ore 10:30 – 12:30

Il ruolo della scienza in una società in guerra – con Gian Piero Siroli, Federico Oliveri, Alice Saltini

Nel mondo scientifico odierno, è sempre più la guerra a definire la priorità della ricerca. Quali scelte politiche guidano queste trasformazioni? E come possiamo contrastare questa tendenza?

In questo panel indagheremo il ruolo delle Big Tech nel genocidio del popolo palestinese e negli scenari bellici. Approfondiremo il ruolo dell’Intelligenza Artificiale e della Cybersicurezza, ambiti dual-use che parassitano la nostra ricerca anche quando non ne siamo consapevoli.

Sala Stemmi ore 14:30 – 16:00

Fotografare un genocidio, documentare il Sumud – Incontro con il fotografo gazawi Shadi Al-Tabatibi e mostra fotografica

Insieme a Shadi Al-Tabatibi, uno dei sei fotografi che hanno prodotto la mostra “I Grant You Refuge”, vedremo come lafotografia in Palestina rompe la bolla dei media occidentali, mostrando i crimini dell’occupazione nella loro verità. Ma soprattutto documenta la resistenza del popolo palestinese, dai bambini che giocano tra le macerie, alla fermezza delle madri.

Sala Stemmi ore 17:00 – 19:00

Un sapere conquistato: giornalismo per la Palestina e il sapere che verrà con le giornaliste Romana Rubeo e Dalia Ismail

In questi due anni la conoscenza che ci ha permesso di comprendere cosa stesse succedendo in Palestina, e quindi di mobilitarci a fianco del suo popolo, è stata principalmente quella di giornalisti che ogni giorno hanno scelto di mettere a disposizione la loro vita per diffondere ciò che accadeva a Gaza. Rispetto all’enorme patrimonio di conoscenze acquisito, ci chiediamo che cosa ne farà l’accademia e come finora vi si è relazionata: come, quando e perché verrà assorbito? Con quali filtri e in quali forme sarà tradotto? chi verrà coinvolto in questo processo di rielaborazione? Ne discutiamo con Romana Rubeo, giornalista di Palestine Chronicle e Dalia Ismail, giornalista italo-palestinese, chiedendoci anche che cosa significhi raccontare la Palestina in un sistema mediatico segnato dalla complicità con Israele.

Aula Mancini ore 20:00

Cena Palestinese e musica

Un momento di condivisione per chiudere la prima giornata del festival con piatti della tradizione culinaria palestinese. Anche questa è una forma concreta in cui quotidianamente si esprime la resistenza ai tentativi coloniali di cancellare la cultura palestinese e il rapporto di un popolo con la propria terra e tradizioni.

SABATO 13 DICEMBRE

Sala Stemmi ore 9:00 – 10:30

Libri indipendenti: diffondere altre storie sulla Palestina attraverso l’editoria con le case editrici Astarte e Cronache Ribelli

Cosa significa mettere un sapere sul mercato librario? Cosa accade quando un genocidio diventa mediatico? Quali responsabilità, quali rischi, quali possibilità di rottura implica il pubblicare voci di resistenza dalla e sulla

Palestina? Dialogheremo con due realtà dell’editoria indipendente italiana, Astarte e Cronache Ribelli, per cercare di rispondere a queste domande e per capire cosa abbia significato pubblicare libri che parlano di Palestina negli ultimi due anni.

Sala Stemmi ore 11:00 – 12:30

Archeologia come strumento politico: appropriazione del patrimonio e riscrittura del passato in Palestina con Virginia Grossi e Ilaria Salvaterra

Al maggio 2025, UNESCO e Emek Shaveh hanno confermato la distruzione completa o parziale, negli ultimi due anni, di oltre 110 luoghi di rilievo culturale nella Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. Tuttavia, fin dall’inizio dell’occupazione israeliana, la cancellazione irreversibile della memoria culturale della popolazione palestinese è stata programmaticamente utilizzata come strumento legittimante di riscrittura storica in chiave colonialista. Rifletteremo collettivamente sulla distruzione materiale e sull’appropriazione ideologica del patrimonio archeologico palestinese, e proveremo a interrogarci sulla responsabilità nostra e delle istituzioni accademiche.

Sala Stemmi ore 14:30 – 16:00

“Voyage a Gaza”. Dove ci collochiamo quando guardiamo? – Cineforum con il regista Piero Usberti

E’ possibile per lo sguardo europeo rinunciare al protagonismo, e “Voyage a Gaza” ce lo mostra spogliandosi di ritmi, immaginari e linee narrative artificiali. Un viaggio, ascolto, silenzi. Sono i giovani palestinesi a raccontare le loro difficoltà e lotte, ma la telecamera non li appiattisce, anzi lascia che emergano come persone, e non solo come dati di sofferenza. Il regista, Piero Usberti, mette a disposizione il suo spazio filmico, si posiziona come viaggiatore, come straniero, disposto all’ascolto senza appropriazione. E’ particolarmente rilevante che il film si svolga nel 2018: le parole dei gazawi distruggono i rigidi confini di arginazione e catalogazione temporale imposti dall’Occidente riguardo al genocidio e all’Apartheid, e allo stesso tempo le riprese rappresentano un prezioso documento di memoria storica che ritrae luoghi, locali, abitazioni ancora esistenti, vivi e frequentati al tempo delle riprese, ma adesso del tutto distrutti dai bombardamenti israeliani.

Sala Stemmi ore 17:00-19:00

Una nuova storia per il mondo. Come la Palestina cambia un paradigma storiografico – con Basem Kharma e Luigigiovanni Quarta

A partire dal secondo dopoguerra, lo sguardo sul passato europeo viene riformulato dall’emergere del cosiddetto “paradigma genocidario e vittimario”: la centralità delle vittime e il ruolo pubblico del testimone hanno trasformato il modo in cui societa’ e istituzioni costruiscono la propria memoria e pensano la storia. Non più scontro dialettico tra oppressi e oppressori, ma rapporto senza prospettive tra vittime e carnefici. L’Olocausto, evento paradigmatico della nuova modernità europea, ridisegna la storia Occidentale. In dialogo con Basem Kharma e Luigigiovanni Quarta proveremo a comprendere come questo quadro interpretativo si stia oggi confrontando con le vicende in Palestina. Le domande che ci guideranno sono: cosa succede quando un nuovo evento traumatico – per di più compiuto dalle “vittime” di quello precedente, irrompe in un regime di memoria già fortemente strutturato? E quali forme di sapere diventano possibili, o impossibili, in questo incontro?