Mense UniPi: le file a mensa iniziano a scaldarsi. Chiamato lo stato di agitazione studentesco

Dal Collettivo Universitario Autonomo – Pisa

È quasi inverno ormai, e per l’ennesimo giorno aspettiamo mezz’ora in fila davanti alla mensa. Abbiamo imparato però una lezione: il tempo che il DSU ci ruba ogni giorno in queste attese infinite, noi lo usiamo a nostro vantaggio.

Nelle file, da più di tre settimane, si chiacchiera, ci si pongono problemi e ci si danno delle risposte. La rabbia per un servizio che dovrebbe venirci garantito e che invece viene reso inutilizzabile, e la rabbia per la pressione che file così lunghe esercitano sui ritmi di lavoro delle lavoratrici, è sempre più presente.

Volantini e striscioni abbelliscono sempre più spesso l’uscita della mensa. Nel frattempo, abbiamo provato ad andare più in profondità di questa situazione, cercando di risalire la catena delle responsabilità e, soprattutto, dei colpevoli. È evidente che responsabile è la Regione, che lo scorso anno ha tagliato 8,5 mln al diritto allo studio. E a catena l’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario, che sceglie di tagliare su student3 e lavorator3: mentre i carichi di lavoro aumentano per chi sta dietro al bancone, i servizi che il DSU dovrebbe offrire sono sempre più scarsi e non adeguati ai nostri bisogni.

Oltre ai tagli inaccettabili fatti da DSU e Regione, abbiamo visto come anche la gestione delle risorse esistenti sia profondamente ingiusta e sbagliata. Mentre nel piano di assunzioni dal 2022 al 2024 non è prevista sostanzialmente nessuna nuova assunzione per il personale della ristorazione, nello stesso piano si vedono stanziati i fondi per l’assunzione di più di 40 persone tra dirigenti e personale amministrativo.
Allora al DSU, che ai giornali dice di essere stato “colto di sorpresa” dall’inizio dell’anno, che pensa di poterci prendere in giro affermando che i disservizi all’interno delle mense sono causati da un’affluenza che non si aspettavano, noi possiamo rispondere che invece è solo frutto di scelte politiche.

Con lo stesso personale nelle cucine e nei banchi che c’era in pandemia, come si fa a dare la colpa del disservizio dell’intero sistema-mense ad un focolaio di covid avvenuto per dieci giorni nel mese di ottobre? Con la fine della didattica a distanza e il ritorno in presenza completo, come possono dire che non era stato previsto il ripristino delle normali affluenze ai servizi dell’Ateneo pisano? Noi sappiamo che la risposta è solo una: il diritto allo studio non è più la priorità per l’Università di Pisa e nemmeno per il DSU Toscana.

Per questo abbiamo iniziato ad organizzarci, con l’obiettivo di smascherare la linea politica che il DSU ha scelto di tenere, intralciando quello che loro farebbero apparire come normale corso degli eventi.
Dopo un’assemblea in cui l3 student3 hanno espresso la loro rabbia nei confronti di questa gestione, ci siamo recat3 agli uffici dei responsabili del servizio mensa del DSU.
Abbiamo chiesto loro spiegazioni, portando tre rivendicazioni chiare: l’apertura di tutte le mense (da quest’anno, infatti, la mensa Rosellini è stata chiusa) e di tutte le linee; Che questo venga fatto tramite lo sblocco delle assunzioni, perché la soluzione per noi non può essere l’esternalizzazione (come invece vogliono fare e hanno già fatto con alcuni servizi della mensa Betti e Cammeo), che causa un servizio più scadente e condizioni lavorative assolutamente peggiori; Il rendiconto delle spese che questi processi di esternalizzazioni stanno causando. Dopo aver esposto alle responsabili queste richieste, le abbiamo fatto protocollare e mandare all’attenzione del direttore generale Enrico Carpitelli, chiedendo un incontro direttamente con lui.

Nelle prossime settimane la mobilitazione continuerà, per portare avanti le nostre richieste.
Lo stato d’agitazione studentesco è aperto: finché non vedremo soluzioni concrete ai problemi che poniamo non smetteremo di intralciare i piani del DSU.

Mentre l’inverno sta arrivando piano piano, le file delle mensa iniziano a scaldarsi.

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