Per il reddito, la dignità e la giustizia sociale

L’ingiustizia la viviamo quotidianamente.

Se il direttore Società della salute Cecchi guadagna 100 mila euro l’anno e poi taglia l’erogazione dei buoni spesa e chiude le commissioni indigenza per noi questa è un’ingiustizia; se il direttore di SAT, la società che gestisce l’aeroporto, guadagna sul meccanismo degli appalti mentre la maggior parte dei lavoratori dei servizi hanno paghe da fame per noi questa è un’ingiustizia. È un’ingiustizia l’aumento dei canoni minimi d’affitto in case popolari lasciate all’abbandono, dover saltare un altro pasto alla settimana, trovarsi sotto sfratto perché non si riesce a pagare più l’affitto o vedersi staccare acqua, luce e gas per qualche bolletta ancora non pagata. L’ingiustizia ci avvilisce perché ci impone la violenza di rapporti organizzati per favorire i più forti contro di noi. L’ingiustizia è prepotenza.

La viviamo quotidianamente ma non vogliamo subirla. Ci sprofonda nell’impotenza quando ci trasmette l’odio per chi è dalla nostra stessa parte, come vorrebbe la prepotenza da coniglio di Salvini. Ci sprofonda nell’impotenza quando la viviamo da soli, vergognandocene, subendola. Restare soli è davvero l’unico modo in cui riescono a imporcela. Sappiamo però di avere una forza quando la rifiutiamo mettendoci assieme. È la stessa forza che mettiamo in moto quando lavoriamo, consumiamo, ci attiviamo ogni giorno per il profitto, il benessere e la soddisfazione di qualcun altro. Chi trae beneficio oggi dalla nostra forza, dalle nostre capacità è lo stesso che decide sulla nostra vita. È chi decide dove vanno le risorse e nelle mani di chi.

Ma c’è chi ha più o meno potere di decidere. Chi comanda ha una responsabilità. Può scegliere, così come noi possiamo scegliere di lottare, di dire ‘NO, non accetto più che mi tolgano tutto!‘ Per trasformare in meglio le cose e iniziare a riprenderci quello che ci spetta per vivere bene dobbiamo risalire la catena di chi decide sui nostri comportamenti. Unirci e comportarci assieme nella direzione di un NO che convince e costringe chi sta sopra di noi a schierarsi dalla nostra parte contro chi sta sopra per redistribuire risorse e ricchezze. Questo è quello che intendiamo per lotta all’ingiustizia. Questo è quello che intendiamo per giustizia sociale. Solo mettendo in crisi chi guadagna su di noi e sta sopra a una catena di comando violenta e inaccettabile avremo più giustizia.

La questione che vogliamo sollevare con forza è quella dell’accesso ad uno standard di vita dignitoso per tutti. Costruiamo una mobilitazione che vede la partecipazione in prima persona di molte persone contro la povertà, per il reddito, la dignità e la giustizia sociale.

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