Pisa calcio. Ultimatum a Petroni: “vendi o non si gioca”

2000 tifosi ieri sera si sono riuniti in un’assemblea pubblica, proclamata dai gruppi organizzati della Curva Nord, che si è tenuta alla stazione Leopolda. Al centro del dibattito la questione societaria che ormai da mesi sta esasperando l’animo di tutti gli appassionati sportivi della città.

La società, che attualmente vede il presidente Petroni agli arresti domiciliari per l’accusa di bancarotta fraudolenta, ha contratto diversi milioni di debiti e nonostante diversi probabili acquirenti hanno avanzato proposte per l’acquisto, la squadra non è ancora stata venduta. Di fatto il calcio a Pisa è ostaggio della famiglia Petroni.

L’assemblea di ieri sera ha visto prendere parola decine di persone che hanno proposto diverse iniziative: chi in modo più pacifico e chi invece utilizzerebbe mezzi più radicali, l’obiettivo delle 2000 persone presenti è stato quello di avanzare l’idea di procurare un disagio alla società affinchè questa si senta obbligata a vendere e ad andarsene.

E’ stata definita “la settimana di lotta”, lotta iniziata già questa estate quando migliaia di tifosi hanno occupato i binari della stazione, manifestato all’aeroporto dove ha sede l’azienda di Petroni Terravision e fuori dallo stadio durante le prime partite del campionato quando i tifosi non sono potuti accedere all’Arena Garibaldi a causa della mancata manutenzione dello stadio da parte della società. “Liberiamo la città” hanno cantato migliaia di persone durante queste manifestazioni.

Al termine dell’assemblea di ieri sera sono state programmate le date di mobilitazione della settimana: mercoledi 7 dicembre alle ore 17 ci sarà un presidio in piazza della Prefettura, giovedi pomeriggio i tifosi raggiungeranno l’Arena per far sentire la loro vicinanza alla squadra che terrà un allenamento a porte aperte. L’apice della protesta dovrebbe essere venerdì: l’assemblea pubblica ha deciso che se in questi pochi giorni rimanenti la situazione non si sblocca, la partita Pisa-Bari non si giocherà. Già questa estate la partita amichevole col Celta Vigo non venne giocata perchè 2000 persone bloccarono il pullman dei giocatori pisani alla partenza dall’albergo di Cisanello.                                                                                                                                                   Altra clamorosa iniziativa promossa da alcuni commercianti dei punti vendita è stata annunciata nel pomeriggio di oggi: sarà sciopero delle vendita dei biglietti fino a che Petroni non venderà la società.

Non solo la società nel mirino dei tifosi. Anche la Lega Calcio e le istituzioni locali hanno le loro responsabilità: da subito, dopo l’arresto di Petroni e le accuse mister Gattuso sui pagamenti non effettuati ai dipendenti, Filippeschi (sindaco di Pisa) e Abodi (presidente della Lega di serie B) hanno voluto giocare la parte dei mediatori. Il loro ruolo è stato quello di smorzare gli animi della città sportiva che ha messo in campo proteste di piazza, anche radicali e conflittuali nei confronti delle lobby calcistiche, che hanno suscitato interesse, simpatia e solidarietà in tutta Italia e non solo.

Le promesse di Filippeschi e Abodi però sono state tradite: loro sono quelli che giorno dopo giorno, fino ad ora, hanno fatto credere che la cessione della società era imminente e che si sarebbe risolta da un momento ad un altro. Ma le bugie hanno le gambe corte e la pazienza ha un limite.

Anche il prefetto spera in una risoluzione della vicenda: ma non perchè ha a cuore le sorti del Pisa ma perchè teme ulteriori proteste come quelle di questa estate. Il prefetto Visconti condannò l’occupazione dei binari della stazione ma la forza, il consenso e la popolarità di questa azione di protesta ha impedito atti repressivi diretti nei confronti degli ultras e tifosi.

In nottata, dopo l’assemblea pubblica, il presidente di Lega Abodi ha twittato un messagio in cui afferma che le proteste proclamate dall’assemblea pubblica non sono altro che minacce. Già è vero, quando è la gente che decide, per le istituzioni è sempre un problema. Se a decidere non è più l’èlite ma sono dei movimenti di massa, si instaura un conflitto d’interessi: da una parte ci sono quelli economici di tv, imprenditori e aziende pubblicitarie; dall’altra c’è la passione e l’aggregazione di un’intera città. Lo spettro dell’ingovernabilità sullo spettacolo calcistico inizia ad echeggiare nuovamente sulla città di Pisa.

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