Quarant’anni della Legge 194

Quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario dell’entrata in vigore della legge 194 sull’ interruzione volontaria di gravidanza (ivg). Fino al ’75 in Italia l’aborto era considerato un reato. Questo costringeva le donne ad esercitarlo clandestinamente, in condizioni igieniche indegne, con pratiche antiquate e pericolose, con l’alto rischio di incorrere in emorragie ed infezioni che in molti casi portavano alla morte. Dopo anni di manifestazioni, proteste e il referendum annesso, viene approvata la legge 194 del 22 Maggio del 1978, in cui si riconobbe alle donne il diritto di scelta sull’interrompere, gratuitamente nelle strutture pubbliche, la gravidanza indesiderata.

Un falso mito sull’IVG è che incentivi l’aborto indiscriminato. In media nei paesi in cui non sono garantiti legalmente, gli aborti sono 34 ogni mille donne, mentre in Italia si attestano su……, Negli anni abbiamo assistito ad una riduzione degli interventi da circa 235 mila nel 1983 a 85 mila nel 2015. La diminuzione è dovuta a diversi fattori: in particolare l’educazione sessuale e l’aumento della contraccezione. L’Italia rimane comunque indietro rispetto ad altri paesi europei. Il Regno Unito ad esempio, a differenza del nostro paese, fornisce gratuitamente diversi metodi contraccettivi.

In Italia è stata introdotta, solo negli ultimi anni, la contraccezione d’emergenza, “la pillola del giorno dopo” e quella “dei cinque giorni” che le maggiorenni possono richiedere nelle farmacie senza prescrizione. In più situazioni la legge 194 non vede la sua piena applicazione, negando di fatto la libera scelta. Spesso le donne che decidono di non portare a termine una gravidanza si ritrovano ad affrontare un cammino impervio, fatto di ingiustizie quotidiane, violenza psicologica e abusi passati come prassi ospedaliera.

A rendere ancora più drammatica la situazione sono gli accordi delle istituzioni con le associazioni antiabortiste, che consentono all’interno dei reparti ospedalieri la presenza di questi movimenti integralisti cattolici, i quali hanno il permesso di tappezzare le sale d’aspetto di foto orripilanti e slogan infamanti.

Tuttora la garanzia del diritto all’aborto si scontra con un numero insufficiente di personale ospedaliero non obiettore. Nel 2014 il 70,7 % dei ginecologi si rifiuta di praticare l’IVG, alcuni scoprono di avere “coscienza” dopo l’assunzione, altri obiettori nel servizio pubblico praticano gli stessi interventi in cliniche private, dove i tempi di attesa sono notevolmente ridotti.

Nonostante le sentenze della UE che hanno condannato l’Italia in passato a risolvere questa incongruenza, la situazione rimane negativa. Anche molti farmacisti, in maniera illecita, si rifiutano di vendere farmaci per la contraccezione d’emergenza, che previene dal concepimento se assunta in un breve lasso di tempo, risparmiando alle donne un inutile interruzione di gravidanza farmacologica o tramite intervento chirurgico. A fronte di un percorso così complesso da intraprendere, sono sempre di più, soprattutto le donne straniere o in condizioni economiche difficili, a ricorrere a pratiche illegali, che nulla avrebbero a che vedere con uno stato laico, democratico, moderno e civile.

Per contrastare questi fenomeni anche a Pisa nasce “Obiezione Respinta” della rete Non Una Di Meno dove le donne di tutto il paese si scambiano consigli ed esperienze, costruendo una mappatura del servizio offerto da farmacie, consultori e ospedali, teso a garantire il diritto di scelta a tutte le donne.

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