Referendum: 3 milioni per il Si, censura per il NO

Renzi ha bisogno di vincere questo referendum costituzionale, ne ha bisogno per affermarsi, per continuare a formulare leggi che tutelino ancora le banche a discapito dell’intera popolazione. Credeva soltanto qualche mese fa, che il periodo precedente alle votazioni sarebbe passato liscio ed indolore ma, a quanto pare, l’intensificarsi delle mobilitazioni nazionali (ultima la manifestazione a Roma a cui hanno partecipato più di 50mila persone) e le contestazioni in tutte le città in cui ha messo piede gli hanno fatto cambiare idea.

Oltre all’intensificazione delle proteste, un altro elemento ben visibile ed a tratti nauseante, è l’evidente disparità della propaganda delle due parti: ovunque padroneggia la pubblicità per il Si targata Partito Democratico. Di fronte alle scuole nei pannelli appositi che vengono messi nel periodo delle elezioni ci sono centinaia di manifesti, su internet e su facebook appaiono pubblicità di continuo, in televisione continuano dibattiti che pendono quasi sempre dalla parte di una sola campana. Quella del Si targata Renzi.

Non che il NO non si sia organizzato, anzi. Sono state molteplici le iniziative di propaganda organizzate dalla rete C’è chi dice NO Pisa. Assemblee d’ateneo e dibattiti all’università, incontri presso alcuni circoli e spazi occupati nei quartieri popolari e di periferia, volantinaggi ai mercati. La rete del NO ha messo in pratica una diffusione del messaggio utilizzando strumenti di autorganizzazione e di cooperazione a costo zero. Ma da una parte ci sono i soldi messi a disposizione del partito, dall’altra c’è la voglia di lottare e di cambiare. Gli interessi delle due parti sono chiaramente differenti ed hanno ragione di contrapporsi.

Qualche giorno fa a Pisa sono stati affissi qualche centinaia di manifesti per il NO che, oltre a spiegare le proprie ragioni, informavano della manifestazione nazionale del 27 novembre. Puntualmente il sindaco Filippeschi ha scritto e fatto pubblicare dai giornali un comunicato in cui si appella come sempre al “rispetto per le regole e al decoro per il centro storico”. Infastidito e turbato da una propaganda avversa a quella del suo partito perchè non istituzionalizzabile, il primo cittadino ha dato mandato ai suoi vigili urbani di censurare ogni tipo di forma di presa di posizione contraria alle linee di partito.

In questi ultimi giorni che precedono la data del 4 dicembre, giorno del voto, a Pisa e in generale in tutta Italia sta accadendo qualcosa di sofisticamente organizzato: questa evidente disparità di informazione e propaganda si concretizza con tappezzamenti di manifesti in ogni dove e volantini delle ragioni del Si lanciati per terra nei quartieri di periferia (utilizzando anche i dipendenti delle poste) mentre per oscurare l’altra parte, quella del NO, viene perfezionata una “task force” di vigili urbani armati di trincetto che perlustrano la città in cerca di manifesti da strappare che invitano la popolazione a votare NO.

Filippeschi (e Renzi) è preoccupato per l’esito del referendum che si deciderà in buona parte anche dalla migliore capacità della propaganda. Il Partito Democratico sa bene quanto la posta in palio sia alta perchè ne vale, più che della stabilità del paese come vorrebbero farci credere, della sua lungimiranza politica e di potere. Proprio per questo ad ora, stando a dati ufficiali, il partito del Si ha speso almeno 3 milioni di euro per questa propaganda, e sicuramente mentre scriviamo questo articolo verremo a sapere che la cifra sarà ben più alta. Facile parlare di regole da rispettare sulla propaganda quando si hanno a disposizione i mezzi finanziari per la riuscita efficace della sponsorizzazione dell’evento.

La sfida al governo Renzi passa anche da qui, dal governo locale capitanato dal sindaco Filippeschi che, per vincere questo referendum, tira fuori l’insopportabile lotta all’abusivismo. Se il Partito Democratico crede di “tappare le ali” a chi dice NO per vincere questo referendum, strappando i manifesti o il microfono dalle mani degli studenti che tentano di discutere ai dibattiti a senso unico, commette un grave errore. La partita non si giocherà totalmente sul voto o sulla propaganda. Già dal 5 dicembre, giorno successivo al voto, il popolo del NO lo ritroveremo per le strade.

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