Stamattina, davanti al Polo Piagge, decine di studentǝ per la Palestina si sono ritrovatǝ in conferenza stampa per prendere parola di fronte all’istruttoria avviata dall’Università per valutare l’implementazione di sanzioni disciplinari nei confronti di studentǝ che hanno commentato sui social la vicenda dell’interruzione delle lezioni del Prof. Rino Casella. Il 16 settembre, mentre lǝ studentǝ facevano il giro delle aule al Polo Piagge per prendere parola rispetto all’invasione di Gaza da parte di Israele avviata la notte precedente, il professore, noto per le sue posizioni sioniste, ha aggredito fisicamente lǝ studentǝ, incontrando da parte loro la resistenza e la capacità di rimanere fermǝ nelle posizioni, occupando l’aula, interrompendo la lezione, prendendo spazio per parlare di Palestina.
Dopo un mese, l’Università avvia una istruttoria disciplinare in seguito a una “segnalazione”, segno di una sorveglianza avvenuta sui social network, e minaccia sanzioni di fronte a espressioni di critica a questo docente e alle sue insostenibili posizioni; queste critiche sono considerate “Danno all’immagine dell’università” e saranno valutate nelle prossime settimane in apposite commissioni. Lǝ studentǝ per la Palestina hanno rilanciato la loro solidarietà e la disponibilità a non fare un passo indietro, a organizzarsi per rispondere a questi tentativi di intimidazione e difendere la libertà studentesca di esprimersi, lottare per la Palestina e contestare il potere e la gerarchia accademica. Potere e disciplina da parte di quella stessa governance dell’Ateneo che sbandiera la propria democraticità mentre fa affari con Israele e Leonardo, accoglie la Bernini, tenta di tappare la bocca a chi lotta per spezzare i legami della formazione con la guerra, il genocidio e il loro apparato industriale e militare di complicità.
Pubblichiamo sul nostro sito il comunicato studentesco integrale su questa vicenda!
UNIPI MINACCIA SANZIONI DISCIPLINARI PER CHI ALZA LA VOCE PER LA PALESTINA!
In questi giorni ci giunge notizia che UniPi ha avviato procedimenti disciplinari contro alcun* student*, per dei commenti su instagram relativi alla vicenda del prof. Casella. A metà settembre, durante una nostra smegafonata al Polo Piagge, il suddetto professore ha aggredito l* studenti che hanno fatto un intervento per la Palestina durante la sua lezione. Da lì è cominciata una gogna mediatica che ha coinvolto direttamente il governo, accusando l* studenti di aver preso di mira e picchiato il professore. In poco tempo, però, è emersa la verità.
Un importante ruolo lo hanno avuto i commenti su instagram, sotto i video che mostravano l’accaduto. Le studenti (alcun* presenti in aula) hanno testimoniato: la violenza e l’intolleranza stavano solo dalla parte di chi, con il proprio potere di professore, voleva negare anche solo un minuto alla Palestina.
Nonostante anche il professore abbia dovuto ritrattare sulle diffamazioni circolate in quei giorni, la propaganda è continuata. Lo ha mostrato l’incontro tra Bernini, rettore e quel professore poche settimane fa, dove i tre hanno fatto fronte unito contro la “violenza” di chi manifesta.
ORA, UNIPI STA ANDANDO A SCOVARE CHI SI È ESPRESSO CONTRO LE SUE MENZOGNE.
Citando i danni “all’immagine dell’università”, UniPi sta minacciando con sanzioni disciplinari chi ha osato non allinearsi alla sua propaganda sionista e diffamatoria, anche solo con un commento su Instagram.
Quale immagine deve riscattare UniPi, se non quella di un’Università legata a doppio filo con l’industria bellica e le accademie sioniste?
Quale immagine è stata offesa, se non quella di un’Università che si professa per la pace e il dialogo, mentre tenta nei modi più subdoli di infangare chi lotta contro il genocidio e l’occupazione illegale della Palestina?
L’Università che si sta preparando sempre di più a disciplinare i suoi studenti, come mostra il DDL Gasparri, volto a criminalizzare l’antisionismo. O la proposta di riforma della stessa ministra Bernini, che mira a inserire nei CdA un membro di nomina ministeriale. L’obiettivo è chiaro: garantire la continuazione degli affari, in particolare con la guerra.
Non lasceremo che tutto questo passi sotto silenzio.
Invitiamo chiunque abbia ricevuto comunicazioni simili di farcelo sapere: organizziamoci e rispondiamo insieme alle intimidazioni.
LA LOTTA PER LA PALESTINA NON SI FERMA