San Giusto: picchetto respinge sfratto al 20 ottobre

Dopo soli 20 giorni dall’ultimo tentativo di sfratto, l’Apes – l’azienda gestore delle case popolari – stamani tenta con la carta “dura e pura”. Dalle 7 del mattino uno schieramento composto da un parco di 7 volanti ed una camionetta di celere ha atteso l’arrivo dell’ufficiale giudiziario per compiere “una grande prova di forza” contro Letafet, Klodian ed i loro bambini di 5 anni e 9 mesi (sic!). Uno schieramento armato degno dei più temibili criminali volto ad intimidire e spaventare una famiglia bisognosa di casa che da due anni vive all’interno di un alloggio popolare di via fra mansueto dopo averlo occupato nell’agosto 2014. Una minaccia che non ha avuto alcun esito se non quello di mobilitare decine e decine di persone giunte da altri quartieri della città e anche dalle stesse vie delle vecchie case popolari della stazione.

La mattina è quindi passata con un’estenuante frenesia nella parte avversa al diritto alla casa: rimpiattata nel cortile del convento dei Frati Cappuccini, la discussione tra il direttore dell’Apes Giorgio Federici ed i funzionari dell’ordine pubblico ha partorito un ordine di sgombero che però non ha avuto, fino ad oggi, alcun esito. Un picchetto infatti nutrito e composito ha rispedito al mittente la volontà di lasciare in mezzo alla strada la famiglia occupante. Anche il tentativo dei servizi sociali è stato vano. A quel punto l’ufficiale giudiziario ha optato per il rinvio dell’esecuzione al 20 ottobre. Data nella quale sarà, a detta loro, improrogabile l’esecuzione dello sfratto.

Ma da dove proviene tanta testardaggine? Ripercorriamo brevemente la storia ed il contesto attuale in cui si sta svolgendo.

La famiglia in questione decise di riaprire un alloggio al piano terra di via Fra Mansueto lasciato all’abbandono nell’agosto 2014. Questa decisione maturò dall’insopportabilità delle condizioni di vita che la vedevano condividere in 9 persone un alloggio con i propri familiari. Inutile aspettare la graduatoria delle case popolari. A San Giusto inoltre ci sono più di 35 alloggi sfitti! Dopo alcune settimane i vigili urbani mandarono una squadra di robocop a sgomberare la famiglia senza alcun ordinanza effettiva. La resistenza della famiglia e la solidarietà del vicinato impedirono quel tentativo e da allora fino agli inizi di settembre 2016 l’Apes non aveva mai più tentato di rientrare in possesso dell’immobile.

Nel frattempo l’assessore alla casa Ylenia Zambito quota PD, nota per la fantasia con cui parla di progetti di riqualificazione urbana nei quartieri (come in Sant’Ermete) e per il rapporto privilegiato con imprenditori immobiliari del calibro di Bulgarella, impone una variante urbanistica che interesserà proprio la zona delle vecchie case popolari di San Giusto, che con la retorica della “riqualificazione” porterà nei fatti un grosso investimento immobiliare a vantaggio di società e imprenditori.

San Giusto quindi deve essere – nel loro linguaggio- una zona da “ripulire” da abusivi, da morosi, e dal “degrado”. Peccato che nel quartiere l’Apes non si sia mai presentata neanche per una manutenzione straordinaria: le persiane cadono a pezzi e gli interni delle case sono abitabili sono grazie alle spese sostenute degli inquilini. Nel frattempo le strade si sono intasate per la presenze delle bus navette in preparazione della mega speculazione del People Mover.

L’occupazione di Letafet e Klodian rappresenta quindi il nemico numero uno da colpire per portare avanti questa speculazione del quartiere. E questo gli abitanti di queste vie lo hanno capito, tanto che nei giorni scorsi più di 60 famiglie residenti in quelle vie hanno sottoscritto una petizione contro lo sfratto protocollata da Apes. Inoltre stamani è stata forte e partecipata la solidarietà.

Nei prossimi giorni la famiglia, sostenuta dal comitato, continuerà a bussare la porta delle Istituzioni per scongiurare lo sfratto previsto per il 20 ottobre. E soprattutto organizzerà una grande assemblea per unire tutte le famiglie colpite da queste politiche di privatizzazione dell’edilizia residenziale pubblica. Perché la lotta di questa famiglia è oramai la lotta di tutti coloro che soffrono la mal gestione delle case popolari.

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