10 milioni rubati e niente nuove case popolari: a Sant’Ermete tende in piazza, inizia la lotta

In circa un centinaio hanno partecipato questo pomeriggio all’assemblea pubblica di quartiere nella piazza tra le case popolari di via Emilia. Sabato scorso con una conferenza stampa il comitato di quartiere di Sant’Ermete aveva reso noto quanto appreso dai dirigenti APES pochi giorni prima: i dieci milioni messi a bilancio dalla Regione Toscana per la ricostruzione delle vecchie case popolari sono spariti. Per effetto del rimborso alle banche con il patto di stabilità e di scelte politiche orientate ad altre priorità, come il People Mover per la Pisa turistica, sono stati sottratti i soldi per completare il progetto di abbattimento delle vecchie case e la costruzione dei nuovi alloggi.

Nel corso di questa settimana un incessante lavoro di comunicazione tra gli abitanti del quartiere, condominio per condominio, interno per interno, ha condiviso la notizia. La beffa è stata realizzata. “Per più di tre anni le promesse dell’amministrazione fatte a tutti noi ci hanno fatto credere di poter morire in case dignitose. Ora la verità: ci hanno preso per il culo!”, urla un abitante delle vecchie case all’assemblea. “Sbagliamo a dire che questi soldi sono spariti: i soldi non spariscono, vengono rubati per imbuzzare i soliti noti, chi mangia con gli affari e la politica. Soldi al People Mover e non alle case popolari”.

L’assessore Zambito, il presidente della Circoscrizione 3 Biondi e i vertici dell’APES erano stati invitati all’assemblea di oggi. L’ultima occasione per assumersi la responsabilità politica delle scelte operate in barba ai bisogni del quartiere o quantomeno per continuare ad arrampicarsi sugli specchi facendo lo scaricabarile sulla Regione. “Diceva la Zambito, in un trafiletto sul giornale, che dobbiamo avere fiducia nella Regione. Ma non hanno capito una cosa. Qui di fiducia non ne abbiamo più per nessuno!”. Tra le cariche istituzionali nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi oggi nel quartiere di Sant’Ermete.

L’assemblea, animata da tanti interventi, ha rilanciato sulla diffusione della campagna di autoriduzione dell’affitto: “viviamo in case non a norma: illegale è pagare l’affitto all’apes. E poi chiamiamolo con il suo nome, questo non è un affitto, sono mazzette”. In questi giorni tanti abitanti del quartiere, si sono uniti alla campagna di autoriduzione: “Che senso ha continuare a pagare se ci fanno morì qui? Lasciano marcire le case e poi le vendano al privato. Possano farlo, lo dice l’articolo 3 del piano Casa: vendita in blocco di case popolari fatiscenti. E’ il destino che hanno scritto per Sant’Ermete, ma non solo, per tutte le periferie della città. Questo è il loro modello di riqualificazione”.

La piazza dove il quartiere si è riunito confina con il cantiere del primo lotto di quattro palazzine, evacuate e recintate. Era il primo passaggio del progetto di ricostruzione del quartiere. I lavori a rilento avevano segnalato negli scorsi mesi le prime crepe nel progetto. “Quando il Bani, presidente dell’Apes ci ha detto che c’erano i soldi solo per buttare giù quelle quattro palazzine senza ricostruire nulla, lì per lì non mi sono stupito più di tanto – dice Andrea del comitato di Sant’Ermete -. Alcuni se lo aspettavano. Non tutti. Quando loro annunciando il progetto di riqualificazione con la promessa di nuove case hanno stappato e bevuto lo spumante, noi invece ci siamo bevuti le loro cazzate. Con le loro promesse hanno preso tanti voti in Sant’Ermete. Ora siamo tutti consapevoli che non meritano la nostra fiducia e che dovremo darci da fare per farci sentire: per riavere i dieci milioni che ci hanno rubato e per delle case dignitose, qui e ovunque nella città”.

Al termine dell’assemblea i presenti hanno aperto i cancelli e violato il cantiere. Entrando nel perimetro recintato gli abitanti hanno verificato lo stato di degrado portato dal progetto di riqualificazione: case murate e sventrate, erba alta, rifiuti di ogni tipo. “Le hanno murate e recintate per non farle occupare, perché sanno che stanno rubando e hanno torto. Ci prenderemo ben altro”. Un piccolo corteo si è snodato per il cantiere per poi uscire e raggiungere il lato opposto del quartiere dove è stato montato un presidio permanente: gazebo, tende, materiale per organizzare le attività del comitato che si prepara alla battaglia per i 10 milioni, per ricostruire da sé il quartiere e per riappropriarsi delle risorse reinvestite in altre parti della città. “Questo presidio durerà almeno fino al 16 maggio, termine ultimo in cui il presidente dell’Apes ha detto che proverà a trovare nelle pieghe di non si sa cosa i soldi per le case nuove. Altro che pieghe, saranno piaghe per loro! Intanto fino al 16 siamo qui, poi si vedrà!” Intanto gira già con insistenza una notizia: per lunedì alle 16 è stata annunciata la presenza dell’assessore alla casa Zambito che accompagnata dalla seconda commissione consiliare, ispezionerà il quartiere. Ma non è più tempo di passerelle, ora servono i fatti.

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