Donne in lotta e resistenza dei rifugiati a Roma: l’opposizione ai decreti Minniti

L’estate a Pisa è iniziata il 24 maggio. Lo sgombero della Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono ha inaugurato la stagione estiva di sgomberi e violenze poliziesche avallata dalle norme inserite nei decreti Minniti-Orlando approvati ad aprile.
Sicurezza, protezione internazionale, decoro urbano, controllo dell’immigrazione si traducono in retate con morti ammazzati dalla polizia, controlli ed espulsioni dal centro cittadino in maniera arbitraria (daspo), sgomberi violenti di occupazioni. Le prefetture cittadine si riempiono, con la creazione di figure ad hoc, di esecutori dei decreti con decisionalità praticamente assoluta.
L’arroganza di una violenza bruta a cui non interessa di niente e nessuno, che non offre altra soluzione che l’emarginazione e il silenzio: lo abbiamo visto a Roma nei giorni scorsi, a Bologna poche settimane fa, a Pisa qualche mese fa. Ma in queste città abbiamo visto la forza di donne e uomini che coi loro corpi hanno respinto questo attacco affermando una volontà politica e sociale di poter contare, di costruire spazi che siano anche soluzione ad un’emergenza abitativa dilagante nel nostro paese. Dai rifugiati e richiedenti asilo alle donne in emergenza abitativa che scelgono la strada dell’autodeterminazione e dell’occupazione è venuta la prima opposizione all’arroganza padronale e patriarcale del governo: non c’è nessuna carezza coloniale e paternalistica da aguzzino che tenga.
La rottura dei sigilli e la riapertura della Mala Servanen Jin e della Limonaia- Zona Rosa, la resistenza a Roma mostrano come sia possibile reagire e come farlo produca degli arretramenti nella controparte. A due giorni dallo sgombero di piazza Indipendenza, dopo la resistenza messa in atto ecco che il governo fa dietro front. Il ministero degli interni dichiara la riscrittura delle linee guida per gli sgomberi dichiarando che non saranno più eseguiti senza prima trovare una soluzione per chi è in emergenza abitativa. Ovviamente non c’è nessuna fiducia nelle manovre governative attente solo a mantenere inalterati i centri di potere politici e finanziari. Quasi tutti gli immobili occupati sottoposti a sgombero erano al centro di manovre speculative che hanno destato scandalo, erano vuoti e abbandonati e così li vorrebbe il governo.
L’unica fiducia è nella resistenza di chi combatte per la propria dignità, di chi ha il coraggio di sfidare una normalità alienante e silenziosa che ci viene imposta, di chi sa che per cambiare bisogna attaccare le contraddizioni della quotidianità.

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