Il diritto allo studio rischia la chiusura: universitari bloccano il lungarno

Lo Stato fa i controlli e decide, partendo dalla Toscana, che l’azienda per il diritto allo studio regionale deve corrispondere i pagamenti dell’IVA sui servizi (quelli per permettere di continuare a studiare all’università) degli anni recenti e sul futuro. Si apre una voragine nel bilancio dell’azienda, già pesantemente sforbiciato con i tagli sul servizio mensa e la quasi cancellazione delle borse servizi straordinarie che recuperarono parte degli studenti immeritatamente esclusi dal nuovo metodo di calcolo dell’indicatore ISEE. Il DSU toscana rischia il crack. Si susseguono le notizie dopo una partecipata assemblea viene convocato un momento in piazza: “non siamo numeri nei loro bilanci, il nostro diritto a continuare a studiare non può essere cancellato”.

In circa sessanta studenti, la più parte residenti nelle case del diritto allo studio e beneficiari dei servizi dell’azienda, si sono ritrovati in piazza Garibaldi. Dopo una conferenza stampa un corteino si è mosso sui lungarni, occupando la sede stradale e bloccando il traffico, dirigendosi verso la residenza Nettuno. Un primo momento di protesta e blocco nel giorno successivo all’approvazione degli emendamenti che chiedono la sanatoria per gli anni precedenti e in contemporanea con il cda dell’azienda a Firenze. Ma la battaglia si annuncia di lungo periodo in considerazione del fatto che sarà la manovra in finanziaria a decidere di questi emendamenti e dei finanziamenti futuri: “qui c’è un problema politico. Il DSU non è vittima dello Stato centrale ma corresponsabile del buco di bilancio. Se non ci sono i soldi inizino a non pagare più il project financing alla Praticelli spa. Governo, regione e diritto allo studio non possono impedirci di continuare a studiare”.

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