La Mala Servanen Jin sta tornando

Pubblichiamo la nota pubblicata sul profilo facebook della Mala Servanen Jin 

Siamo lavoratrici delle pulizie in lotta, siamo studentesse a cui viene negato ogni prospettiva di autonomia dalla famiglia, siamo giovani lavoratrici precarie a cui viene impedita la possibilità di diventare madri, siamo donne sole con figli a carico a cui i padroni di casa minacciano lo sfratto entrando dentro le nostre case senza preavviso, siamo le donne disoccupate che lottano per avere un indipendenza tramite i servizi sociali ricevendo solo ulteriori giudizi e umiliazioni, siamo le donne che non hanno cittadinanza italiana e veniamo ripetutamente discriminate nella fruizione dei diritti fondamentali come la salute, siamo le donne che lottano nella quotidianità contro le violenze istituzionale e sociali.
Siamo le donne della Mala Servanen Jin!
Abbiamo deciso di costruire insieme a tante compagne della rete Non una di meno la grande giornata di sciopero dell’otto marzo, facendola “terminare” nell’occupazione della “Casa delle Donne che combattono” prima e nella Zona Rosa poi. Per rispondere ad un bisogno sociale, senza chiedere contributi e sovvenzioni, investendo energie, ore lavoro e risorse, le donne della Mala Servanen Jin hanno lavorato per recuperare un immobile di proprietà comunale, un tempo centro di accoglienza per migranti, che le Istituzioni cittadine avevano abbandonato al degrado e trasformato in una discarica tossica, pericolosa, abitata dal disagio, a pochi metri da un istituto scolastico e dalla Usl. Abbiamo costruito uno spazio di incontro, dibattito, socialità. Uno spazio sicuro dalla violenza dove si erano attivati laboratori contro le violenze sociali, per il diritto alla salute e l’accesso ai servizi, sulla comunicazione. Dove era partito un corso di autoformazione sulla salute nei posti di lavoro e si era attivata una rete di incontro tra operatori sociali. Dove si produceva arte e cultura. Dove avevano trovato casa tre donne in emergenza abitativa. Il 24 Maggio senza nessun preavviso siamo state sgomberate da via Garibaldi 192. Il blitz di mercoledì con quell’arroganza e viltà, con l’accanimento fisico su donne armate solo della propria determinazione, con la violenza verbale delle forze dell’ordine che ripetutamente ci ripetevano “sei una puttana”, “non ti tocchiamo perchè ci fai schifo”, “devi trombare di più”, “vi rimettiamo a posto noi”, “io lo so cosa vi ci vuole” è una segnale che le istituzioni cittadine intendono dare a tutta la città e non solo. Ad essere sotto attacco è il movimento femminista che combatte contro la crisi. Un messaggio chiaro, non provate ad alzare la testa. La città di Pisa l’8 Marzo ha espresso con forza la volontà di non accettare più la sopraffazione, l’umiliazione sui posti di lavoro, l’accettazione di condizioni di vita non più sostenibili ma di lottare affinchè nessuna di noi debba più rinunciare alla propria dignità. E questo coraggio, determinazione e voglia di riscatto va represso, perchè parla a tante e tanti, perchè è contagioso e potenzialmente pericoloso. Dentro la Mala Servanen Jin tutte insieme abbiamo trovato la forza di affrontare le violenze quotidiane, riconoscendo le nostre diversità e la potenza che possiamo esprimere unite. Abbiamo detto “indietro non torniamo” perchè non possiamo permetterci la resa, non possiamo permetterci di dimostrare che il potere autoritario, sordo e arrogante possa averla vinta così, non possiamo permetterci che la speranza nella lotta e nell’autodeterminazione possa essere spazzata via così facilmente.
Non possiamo permetterlo per noi stesse e per tutte le donne che da sole, ancora non hanno la forza di ribellarsi ai soprusi.
L’8 Marzo, il 24 Maggio abbiamo gridato a squarcia gola sui nostri corpi, sulle nostre vite decidiamo noi, indietro non torniamo, NON UNA DI MENO!
E così sarà, tutte e tutti insieme ci riprenderemo la Mala Servanen Jin, invitiamo tutte e tutti a sostenerci come possibile, fisicamente, virtualmente, con comunicati, video ognun* con le proprie possibilità sarà con noi.
Perchè quello che dobbiamo dimostrare è che nessuna resta sola, nessuna si piega, nessuna viene zittita e umiliata, ma che ci possiamo riprendere la possibilità di reinventare, di lottare e costruire una società diversa. Siamo marea, diventeremo burrasca.

 

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