A seguito del comunicato diffuso nei giorni scorsi dalle famiglie dei bambini e delle bambine dell’asilo nido Rosati, l’amministrazione comunale si è vista costretta a convocare un incontro con i genitori per fornire i dovuti chiarimenti sulla situazione dell’edificio e sui tempi di rientro dei piccoli nella propria scuola.
Così ieri pomeriggio nella Sala Regia del comune una cospicua delegazione di genitori si è sentita porgere delle scuse dall’assessore Latrofa (delega all’edilizia scolastica) e dall’assessore Munno (politiche educative). Certo a fronte della tragedia sfiorata le scuse dei responsabili appaiono, nei toni e nei contenuti, un pro forma.
Durante l’incontro, con il supporto dell’ingegner Garzella (responsabile tecnico per l’edilizia scolastica) è stata illustrata la situazione dell’edificio e la necessità di mettere in sicurezza tutte le aule e non solo quella in cui è avvenuto il distacco di intonaco. Sulle cause del danno l’amministrazione sostiene che si tratta di un lavoro fatto male e che né l’utenza né il personale avevano mai segnalato niente. Inoltre, l’assessore Latrofa sostiene che non vi è l’obbligo di effettuare delle verifiche periodiche: “a casa vostra non controllate certo i solai tutti gli anni” afferma, come se la responsabilità del singolo sulla proprietà privata sia paragonabile a quella di un’amministrazione su edifici pubblici.
Sul rientro dei bambini l’ipotesi è che possa avvenire in due tempi: circa la metà il 21 ottobre e i restanti il 4 novembre.
Sui criteri per scegliere chi rientrerà prima l’assessore Munno ha prima detto che si valuterà chi vive maggiori disagi per la dislocazione in altri nidi, quando poi le è stato fatto notare che sarebbe piuttosto complesso stilare una “graduatoria del disagio”, se ne è lavata le mani: “vedrete voi, ne parlerete”.
Sulla richiesta di ricalcolare la retta di questo periodo viste le spese impreviste che le famiglie stanno fronteggiando per lo spostamento in altri nidi ha affermato che verrà presa in considerazione seppure non prevista dal regolamento.
Presente all’incontro anche la Coordinatrice pedagogica Marina Bellanti che ha gestito la dislocazione dei bambini e pare gestirà il rientro al Rosati in due tempi. Le prime ipotesi su questo appaiono però quantomeno contraddittorie: se da un lato infatti si afferma che sarà favorito prima il rientro dei bambini che hanno avuto l’assegnazione più disagiata (il nido del quartiere I Passi che ha accolto per lo più bambini medio-grandi) dall’altro viene detto che rientreranno prima i piccoli (medio-piccoli e lattanti di cui alcuni ancora in fase di inserimento).
Il danno all’edificio e la conseguente interruzione del servizio presso il Rosati, oltre a creare disagio per i piccoli e le famiglie e per le educatrici, ha avuto un’altra grave diretta conseguenza di cui i genitori sono venuti a conoscenza solo ieri: il personale ausiliario, dipendente di una ditta esterna, è a casa e si vede costretto dal datore di lavoro ad utilizzare i cosiddetti ROL (permessi orari per la riduzione dell’orario di lavoro). Anche su questo il Comune che ha appaltato il sevizio ha evidenti responsabilità.
Quanto successo è veramente grave e sta avendo delle conseguenze sull’intera comunità scolastica. È bene anche sottolineare ancora che se l’evento si fosse verificato qualche ora dopo, con la presenza dei bimbi e del personale, ci saremmo trovati sicuramente di fronte ad una tragedia.
Staremo a vedere come si evolverà questa vicenda.
Vale la pena spendere ancora qualche riga su due aspetti non direttamente legati ai fatti contingenti ed emersi a margine dell’incontro:
1. l’assessore Latrofa non ha perso l’occasione per sponsorizzare il suo lavoro e scaricare le responsabilità sull’amministrazione precedente. Certo l’edilizia pubblica versa in condizioni disastrose da decenni, ma sono trascorse due estati da quando l’assessore è in carica; un tempo che sembrerebbe sufficiente ad effettuare le verifiche sugli edifici.
2. una mamma, approfittando della presenza della coordinatrice pedagogica, ha segnalato un aspetto dell’organizzazione dei nidi comunali che è fonte di disagio per i bambini. Il primo anno di nido infatti è prevista l’uscita alle 15:30, la maggior parte dei piccoli viene quindi svegliata al termine della giornata di scuola interrompendo il riposo così necessario a quest’età. La coordinatrice ha risposto che questa organizzazione deriva da un “principio pedagogico”: è auspicabile che bambini così piccoli, spesso sotto l’anno di età, trascorrano più tempo in famiglia.
Certo questo cosiddetto “principio pedagogico” appare piuttosto slegato da una realtà in cui non vi è nessun tutela della maternità e della paternità, per cui i bambini passano dal nido alla babysitter o quando va bene ai nonni.
Insomma le istituzioni, come troppo spesso avviene, sono davvero distanti dai cittadini che vivono in continuo affanno per servizi assenti o inadeguati.