Giù le mani dal diritto di sciopero

BRT viene commissariata per caporalato e frode fiscale. Ma ad essere denunciati sono sedici facchini per lo sciopero di due anni fa.

Negli ultimi giorni BRT è stata commissariata dallo Stato, dopo essere stata accusata di aver usato finte cooperative per ottenere manodopera a prezzi più bassi, perlopiù risparmiando sull’IVA e sottopagando e sfruttando i lavoratori. Anche nel magazzino di Lavoria, dove lavorano circa 240 facchini, è dal 2018 che i lavoratori hanno alzato la testa e costituito il comitato di base (si-cobas) proprio per mettere fine al sistema infernale delle finte cooperative, degli orari massacranti, delle umiliazioni di capi e capetti nei confronti dei lavoratori.

La sindacalizzazione è riuscita a migliorare i rapporti lavorativi e le condizioni economiche, ma le aziende utilizzano sempre di più le assunzioni interinali per ricattare gli operai ed alzare la produzione a discapito della salute dei dipendenti. Durante la pandemia – ovunque la logistica è stata considerata essenziale, ma per ottenere tamponi e adeguati stipendi abbiamo dovuto scioperare e lottare uniti.

In questi giorni, mentre ci arrivano queste notizie del commissariamento, a sedici persone che lavorano o che hanno lavorato al magazzino di Lavoria, sono arrivate delle gravissime accuse. Lavoratori denunciati perché, nel 2021 – in piena pandemia –  scioperavano con un presidio davanti ai cancelli per ottenere la stabilizzazione degli interinali, per ottenere – come prevedeva la legge – che i tamponi potessero essere a carico dei datori di lavoro, e per recuperare una parte di quei soldi dovuti ma non corrisposti in busta paga. Tutti risultati ottenuti dai lavoratori grazie a quello sciopero, gli stessi lavoratori che adesso scoprono di essere stati denunciati!

Noi diciamo che il diritto allo sciopero non si tocca e le denunce non fermeranno le sacrosante rivendicazioni dei facchini. Infatti anche oggi alla BRT di Lavoria cosi come in moltissimi altri magazzini della logistica c’è fermento. Questi colossi della logistica hanno guadagnato tantissimo sulle spalle di chi lavora, e adesso è il momento che gli operai vengano stabilizzati e non più ricattati tramite contratti interinali. Adesso è il momento che queste aziende alzino gli stipendi e diano dei contributi contro questo aumento pazzesco del costo della vita. Quello incassano i facchini della logistica è sempre uguale, ma quello che viene speso per vivere e per venire a lavorare è aumentato del 20 per cento.

Per questo informiamo tutta la stampa di questo ennesimo attacco al movimento dei facchini della logistica e al nostro sindacato si cobas e annunciamo che non ci faremo intimidire. Facciamo appello a tutte le realtà per unire ancora di più i movimenti e reagire a questa criminalizzazione con la solidarietà e con la lotta per i diritti e la giustizia sociale.


Sindacato Intercategoriale Cobas

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