Liberə di manifestare per la Palestina libera.

Se non ora quando? Sulle ultime settimane di mobilitazioni.

Le scorse settimane hanno visto numerose manifestazioni, assemblee, mobilitazioni in solidarietà alla Palestina, in seguito alle cariche della polizia in via San Frediano durante lo sciopero studentesco del 23 febbraio. Una grande assemblea cittadina al Polo Carmignani, partecipata da quasi 500 persone, di cui centinaia di studenti e studentesse universitarie, si è riunita martedì 27, affermando la legittimità e libertà di ribellarsi e protestare contro il genocidio, di fronte ai tentativi dello Stato di contenere un sentimento di rabbia e una domanda di giustizia sempre più forti. Durante l’assemblea è stato ribadito il fatto che le ragioni per cui la polizia ha caricato sono la motivazione politica e la determinazione che caratterizzavano la piazza di venerdì 23: il sostegno al popolo palestinese, la volontà di fare tutto il necessario per fermare il genocidio, la determinazione a passare per le strade della propria città e attraversare i luoghi della formazione da cui si stava scioperando. La risposta che la città ha dato a ogni tentativo di fermare lə studentə e le persone solidali con la Palestina, è quella di continuare a mobilitarsi, moltiplicare le lotte, utilizzare ogni spazio e ogni occasione per parlare di Palestina e della necessità di fermare il genocidio in corso.

Pochi giorni dopo un’altra assemblea molto partecipata, organizzata dal Coordinamento degli Studenti Medi di Pisa, ha ribadito con decisione la caratterizzazione politica delle vicende del 23 e l’esigenza di continuare a parlare e manifestare per la Palestina. L’assemblea ha rilanciato anche il corteo cittadino di sabato 2 marzo, come ulteriore occasione per scendere in piazza e manifestare per la Palestina. Lo scorso sabato più di 10 000 persone, tra studentə delle scuole e delle università, cittadini, famiglie, genitori, docenti, lavorator etc., hanno attraversato e bloccato in corteo le strade e le piazze di Pisa, portando il proprio sostegno esplicito al popolo palestinese. Un corteo potente, composito e dinamico, caratterizzato da simboli e bandiere Palestinesi, da cartelli e striscioni di solidarietà, dalla giusta rabbia per i fallimentari tentativi di repressione della polizia, da cori contro il genocidio. “Non ci fermeranno mai!”: questo il messaggio che da giovani studentə ad anziani cittadini risuona nella manifestazione. Un’onda d’urto che va ad espandersi ed ingrandirsi sempre di più da queste intense settimane, ma che ha le sue radici nelle significative mobilitazioni degli ultimi mesi, dando prova della forza e della giustizia e delle motivazioni che hanno spinto lə studentə a manifestare, scioperare e ribellarsi per la Palestina, contro il genocidio e l’apartheid.

Alla fine del corteo di sabato, un’enorme bandiera palestinese è stata srotolata in Piazza dei Cavalieri. Migliaia di persone si sono riunite intorno alla stessa bandiera che in questi mesi ha portato un messaggio chiaro e forte di sostegno, sia dall’alto della Torre di Pisa, che all’interno della Sapienza occupata.

Questo 8 Marzo, durante lo sciopero transfemminista chiamato da Non Una Di Meno che da 8 anni mobilita migliaia e migliaia di persone in tutta la città, una bandiera palestinese è stata issata sull’alzabandiera del Ponte di Mezzo. La forza ed il sostegno di tutto il corteo per il popolo palestinese e contro la violenza bellicista e coloniale sono risuonate in tutte le strade del centro.

I video e le foto della giornata di venerdí 23 hanno creato una valanga in tutta Italia. In tutto il paese si è creato un sentimento comune di solidarietà e rabbia. Il messaggio che si riceve dalla città di Pisa, dallə studentə per la Palestina, da tutta Italia è chiaro: è cruciale che ciò che è emerso in questi giorni sia coltivato e rafforzato in ogni ambito, affinché le mobilitazioni possano diffondersi e crescere ancora di più. Le scorse settimane hanno visto manifestazioni non soltanto nelle grandi città d’Italia, ma anche nelle città più piccole e nelle province, segno di una viralità dell’esigenza di mobilitarsi per la pace, contro il genocidio, accanto al popolo palestinese.

La violenza che abbiamo vissuto in questi mesi in tutta Italia non è altro che la faccia di uno stato che giustifica e incentiva un genocidio, corresponsabile della violenza sionista, complice e partecipe delle politiche di apartheid che da 76 anni mietono vittime e opprimono il popolo palestinese, la cui società continua a resistere e rappresentare un esempio e una spinta per tutti i popoli liberi a dare qualcosa per la sua libertà.

Fino a quando la Palestina non sarà libera, nessuno di noi si potrà ritenere liberə

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